Ossa nell’ascolano: Alvaro Binni, l’indagato “normale” per il caso di Rossella Goffo

Rossella Goffo

Si è presentato in tribunale ad Ancona con un giubbotto di pelle su cui spiccava uno stemma con la scritta ‘Police Department’, vagamente stridente, e un berretto di lana calzato sulla testa, silenzioso come sempre. Alvaro Binni, il tecnico della Questura di Ascoli indagato per l’omicidio di Rossella Goffo, la funzionaria della prefettura di Ancona con cui avrebbe avuto una relazione, ha depositato con il suo legale l’opposizione alla richiesta di proroga delle indagini presentata dal pm dorico Irene Bilotta.

Ha schivato i giornalisti e se n’è andato con le mani infilate nelle tasche. Una prova di normalità, per il tecnico, sposato e padre di quattro figli, offerta magari a chi pensava che il ritrovamento dello scheletro, forse della Goffo, sul Colle San Marco avrebbe portato al suo fermo, dopo le prove raccolte a suo tempo dalla Squadra Mobile di Ancona, da sempre convinta che la Goffo, scomparsa ai primi di maggio, fosse ormai morta e che ad ucciderla fosse stato lui, stretto nell’angolo da una donna che stava mettendo a repentaglio la stabilità della sua famiglia.

Rossella voleva andare a vivere con l’amante ad Ascoli, e sembra che insieme avessero contattato diverse agenzie immobiliari. Il 4 maggio, quando i due si incontrano ad Ancona, lei lascia l’auto in prefettura e svuota l’appartamento che divide con due ragazze, portando con sé trolley, lenzuola, beauty case, pc e due cellulari. Secondo gli investigatori, la donna era convinta di raggiungere Ascoli per sistemarsi qui con il tecnico, che invece le avrebbe teso una trappola per ucciderla. L’indagato però insiste: non c’e’ il movente. Ma c’è stato solo e sempre lui nel mirino degli inquirenti.

Binni viene subito sentito come persona informata sui fatti, essendo stato tra gli ultimi a vedere Rossella viva. L’inchiesta ha una prima svolta il 18 giugno, con una vasta battuta nelle campagne dell’Ascolano, una zona da cui il 5 maggio erano partite alcune telefonate a vuoto da uno dei cellulari della donna. La Procura di Ancona indaga Binni a piede libero per omicidio volontario premeditato. Tra gli elementi raccolti, anche una mail inviata dalla Goffo a un’amica, circa un anno prima, in cui la donna racconta che l’uomo ha cercato di soffocarla. Una circostanza però considerata inattendibile dal Tribunale del riesame, al quale il legale del tecnico, l’avvocato Nazario Agostini, si rivolge a luglio per chiedere la restituzione della pistola di ordinanza e di alcuni attrezzi sequestrati all’uomo.

Per i giudici del Riesame, non emerge ”non solo l’attribuibilità al Binni dell’omicidio, ma neppure la sussistenza stessa del fatto”. Ma solo su di lui si sono sempre concentrati i sospetti, in particolare dopo il ritrovamento del suo Dna su un coprimaterasso sequestrato nell’appartamento di Ancona, dove Binni sostiene di non avere mai messo piede. ”Sono certo – commenta l’avv. Agostini – che la procura indagante saprà individuare l’esistenza di un plausibile movente e di un plausibile responsabile, che allo stato, a mio avviso, non è possibile identificare in Binni. Il mio assistito continuerà a rinunciare a difendersi. Ha deciso da tempo di mettersi letteralmente nelle mani del pm”.

E su questo versante, si deciderà domani, 8 gennaio, in un vertice fra le due Procure interessate come procederà l’inchiesta. L’incontro è ad Ancona, dove il procuratore capo Elisabetta Melotti e il pm Irene Bilotta riceveranno gli ‘omologhi’ ascolani Michele Renzo e Ettore Picardi. Lunedì, poi, dovrebbero essere conferiti i vari incarichi tecnici. Sempre l’8 gennaio, il marito della Goffo, Roberto Girardi, sarà ad Ascoli insieme all’avvocato Claudio Sartori per il riconoscimento degli oggetti e dei resti.

”C’è sempre stata tantissima speranza – dice l’avvocato -, tanto è vero che Girardi si era rivolto alla trasmissione ‘Chi l’ha visto’. La speranza con il passare dei mesi si è affievolita e, fino a domani mattina, si continua ancora a sperare che si tratti solo di una coincidenza”. Intanto, la zona del ritrovamento resta off limits: la Scientifica vi farà ulteriori sopralluoghi per cercare altre prove. Come gli effetti personali della funzionaria, non ancora ritrovati.

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