Eolico-P3, il Csm decide il trasferimento del giudice Marra

La sede del Consiglio superiore della magistratura

La prima commissione del Csm ha deciso di avviare la procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale per il presidente della Corte d’Appello di Milano, Alfonso Marra, il cui nome appare in alcune intercettazioni dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico. La decisione è passata con quattro voti a favore. Ha votato contro il laico del centrodestra Gianfranco Anedda.

La Prima Commissione aveva chiesto pochi giorni fa al Comitato di presidenza l’apertura di una pratica, dopo gli sviluppi dell’inchiesta nella quale figurano nomi importanti della magistratura. Oggi ha deciso quindi di muoversi senza esitazioni.

Di Alfonso Marra parlano alcune delle persone finite in carcere per l’inchiesta della Procura di Roma, facendo riferimento a pressioni su alcuni consiglieri del Csm per favorire la sua nomina alla guida della Corte d’Appello di Milano. A votare per l’avvio della procedura di trasferimento di ufficio sono stati i consiglieri Pilato, Fresa, Volpi e Patrono. Non ha partecipato al voto, invece, Giuseppe Maria Berruti che nelle intercettazioni viene indicato come il consigliere che rappresentava il maggior ostacolo alla nomina di Marra.

Quanto agli altri magistrati – tra cui il capo degli ispettori del ministero della Giustizia, Arcibaldo Miller – citati nell’ordinanza di custodia cautelare del gip la Prima Commissione ha disposto un’istruttoria chiedendo all’autorità giudiziaria gli atti anche per capire la loro esatta posizione e le eventuali contestazioni nei loro confronti.

”Sono contento che il Csm abbia aperto la procedura, così si chiarirà la mia posizione”, ha Marra raggiunto al telefono dall’ANSA. ”Sono tranquillo, io non c’entro niente in questa vicenda”. Le parole del presidente della Corte d’appello di Milano si riferiscono anche alla richiesta dell’Anm che ha invitato i magistrati implicati nel caso a dimettersi, invito che Marra ha respinto affermando appunto la sua estraneità alla vicenda.

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Maria Elena Perrero