Durante un’inseminazione artificiale sono state scambiate le provette con il seme di due coppie diverse e una donna è stata costretta a abortire. La donna ha chiesto i danni all’azienda ospedaliera di Padova.
Protagonista della vicenda un’impiegata di 33 anni che aveva deciso di rivolgersi all’azienda ospedaliera per tentare l’inseminazione artificiale. A ottobre la provetta con il seme del marito sarebbe stata scambiata con quella di un’altra coppia presente contemporaneamente nell’ambulatorio.
Sarebbe quindi stato lo stesso reparto di ginecologia e ostetricia ad avvisare successivamente dell’errore la paziente e a prescriverle l’assunzione della “pillola del giorno dopo” per interrompere un’eventuale gravidanza.
Spiega la coppia padovana: “Ci hanno consigliato di fare l’inseminazione per due giorni consecutivi, in modo tale da avere maggiori probabilità di riuscita. Io e mio marito ci siamo recati, come al solito, nel centro clinico ambulatoriale per il prelievo dello sperma e lì siamo venuti a conoscenza del fatto che c’era un’altra coppia che quello stesso giorno si sarebbe sottoposta all’inseminazione”.
“Quando è arrivato il nostro turno – prosegue la coppia – abbiamo atteso una decina di minuti prima che arrivasse la biologa con la provetta e dopo aver fatto l’inseminazione siamo tornati a casa. Sembrava che tutto fosse andato per il meglio invece nel pomeriggio una dottoressa ha telefonato a mio marito chiedendoci di tornare entrambi a Padova con urgenza. Una volta arrivati in clinica ci è stato comunicato che a causa di un errore il donatore dell’inseminazione fatta quel giorno non era mio marito”.
“Mi è stata prescritta una pillola, il Norlevo, per interrompere un’eventuale gravidanza – conclude la donna – che io ho preso in serata”.