
VENEZIA – “Crocifisso obbligatorio in scuole e uffici pubblici regalato dal Comune di Padova”. Ad annunciarlo รจ il sindaco Massimo Bitonci, della Lega nord, in un post pubblicato sulla sua pagina Facebook il 25 giugno. Un annuncio che ha scatenato le polemiche mai sopiteย tra chi lo ritiene simbolo di una “battaglia di civiltร ” e chi un’imposizione che “lede il principio di laicitร ” dello Stato.
I primi giorni da sindaco del senatore del Carroccio esprimono piรน d’ogni altro discorso la discontinuitร netta con la precedente giunta di centrosinistra: il 24 giugnoย l’annuncio che le palestre comunali non potranno piรน essere utilizzate dalla comunitร islamica per la festa del Ramadamย e il 25 giugnoย il crocifisso negli edifici pubblici, uno dei ‘cavalli di battaglia’ di Bitonci.
L’amministratore si spinge perรฒ oltre, parlando di “obbligo” del crocifisso. Proprio l’obbligatorietร , e le eventuali sanzioni per chi non lo esponesse, si potrebbe immaginare, รจ il tema rimasto sempre fuori dalle leggi regionali e dagli statuti con cui le amministrazioni hanno affrontato il caso.
Nella legge della Regione Lombardia (novembre 2011) che prevede l’esposizione nei luoghi pubblici del simbolo della cristianitร , l’obbligo non รจ contemplato. Come pure nel caso dell’unico Comune in Italia intervenuto sulla materia, quello di Galzignano Terme (Padova), nel cui statuto รจ spiegato che
“…in riferimento alle radici giudaico cristiane della comunitร , e nel rispetto dei principi di pluralismo e laicitร delle istituzioni, in tutti i locali degli edifici comunali aperti alla pubblica utenza, verrร esposto il crocifisso”.
Nessuna obbligatorietร , nessuna sanzione amministrativa. Bitonci, oggi impegnato al Senato per definire l’iter delle sue dimissioni da palazzo Madama, avendo optato per la poltrona di sindaco, non ha precisato nel dettaglio come porterร a termine l’iniziativa.
“Ora in tutti gli edifici e scuole un bel crocifisso obbligatorio regalato dal Comune. E guai a chi lo tocca”,
ha scritto di buon mattino su Fb, corredando il post con una foto del 2009, in cui lo si vede impegnato attivamente in un sit-in per la distribuzione gratuita di crocefissi ad Abano Terme (Padova).
E’ questa la cittadina da cui la polemica sul crocifisso ha avuto inizio. Qui partรฌ nel 2002 la ‘battaglia’ di Massimo Albertin e della moglie finlandese Soile Tuuliki, che si opposero a che il crocifisso fosse esposto nell’aula scolastica delle figlie. A suon di ricorsi e controricorsi si giunse a marzo 2011, con la sentenza della Grande Camera della Corte europea dei Diritti umani, la quale accolse la tesi dell’Italia stabilendo che l’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche non puรฒ essere considerata un elemento di “indottrinamento”.
E cosรฌ Albertin ha commentato:
“Ha detto di essere sindaco di tutti, ma giร con questo gesto dimostra di non esserlo”.
