La corte d’appello di Genova ha riconosciuto la responsabilità civile di Beniamino Locci, il padre del bambino che nel 1981 rimase sfigurato da una fiammata, nei confronti dell’azienda sanitaria locale.
La Asl chiede la restituzione di oltre 200 milioni di lire, valuta in corso all’epoca dei fatti, per contributi concessi in relazione ad interventi chirurgici all’estero in realtà mai eseguiti.
La vicenda, riportata sul quotidiano Secolo XIX, ha avuto inizio nel 1981 a Genova quando Ivan Locci fu raggiunto al viso dalla fiammata generata da un flacone di alcol gettato per gioco su una stufa. La storia del bimbo sfigurato commosse l’Italia intera, grazie anche alla trasmissione televisiva “Portobello” di Enzo Tortora che diede il via ad una gara di solidarietà alla quale partecipò anche l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Ivan fu sottoposto ad una cinquantina di interventi chirurgici eseguiti dal mago brasiliano della chirurgia estetica Ivo Pitanguy. I numerosi viaggi in Brasile e i contributi versati a sostegno delle cure da parte della sanità pubblica indussero però la Procura di Genova ad aprire una inchiesta.
Secondo l’accusa Beniamino Locci, accusato di truffa ai danni del Servizio sanitario Nazionale, avrebbe ottenuto rimborsi per alcuni interventi mai eseguiti e presentando documentazione falsa. Assolto in primo e secondo grado, Beniamino Locci è ora tornato davanti ai giudici dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato il processo di Appello. Questa volta la corte ha ribaltato la sentenza riconoscendo la responsabilità civile dell’uomo nei confronti della Asl, con la prescrizione per il reato di truffa ai danni della sanità pubblica.