«Fin da quando ero diventato sacerdote avevo sentito il desiderio di fare il missionario. La provincia monastica di Foggia però, a cui appartengo come Padre Pio, non aveva missioni. E così – rivela Padre Gambale – mi decisi a scrivere ad un cappuccino di Milano, Padre Terenzio, che dirigeva una missione in Eritrea. Prima di compiere questo importante passo mi recai da Pietrelcina, dove ero direttore dello studentato, a San Giovanni Rotondo per chiedere consiglio a Padre Pio».
«Appena seduto, lo misi al corrente dei miei propositi. Non riuscii però a finire di parlare, che il Padre scoppiò a piangere. Mi disse tra i singhiozzi: “Vedi, figlio mio, tu sei più buono di me. A te il Signore ha concesso questa grazia. Io non sono stato ritenuto degno di andare in India. Tu partirai e farai tanto bene”. A quel punto cercai di capirci di più – spiega p. Gambale – e chiesi se non fosse ingiusto lasciare la mia provincia monastica per andare lontano dopo che i frati di Foggia mi avevano accolto e fatto terminare gli studi. E Padre Pio con una battuta mi zittì: Figlio mio, il Regno di Dio non è fatto a province».
«Padre Pio – continua P.Gambale – era davvero innamorato dell’idea di andare lontano ad annunciare il Vangelo e non smise mai di pensarci. Più volte mi aveva detto che avrebbe voluto imitare San Francesco che era partito per l’Oriente. Ma il Signore gli aveva dato un’altra missione: grazie alla sua incessante preghiera, quelli che partivano avrebbero portato molti frutti».