Eppure salendo a Bavari nel decimo anniversario della morte e fra un anno nel centesimo anno dalla nascita, anniversario da festeggiare veramente, il recupero di quella memoria potrebbe essere un esercizio che serve veramente alla città, l’ultimo regalo di un uomo grande che Genova, la Liguria e l’Italia hanno avuto. E che era un genovese.
Nel suo libro, uscito postumo per pochi giorni, circondato da manovre investigative perfino indecenti, con la perquisizione della sua casa romana di via Asmara 34 dove i carabinieri cercavano i misteri della Prima Repubblica sullo stragismo, c’è una pagina che elenca freddamente quanto “il ministro” ha ottenuto nella sua lunga carriera di uomo di governo per la sua terra: centinaia di chilometri di strade, da quelle che oggi ci consentono di non essere completamente tagliati fuori dai raccordi europei, autostrade, tangenziali, grandi raccordi a quelle più locali, provinciali, comunali, interpoderali, perfino la mitica “Tavianea” sulle alture genovesi che le leggende metropolitane definivano costruita su terreni di proprietà del ministro-senatore-professore e sulle quali cinquanta anni dopo ci sono solo fili d’erba secca e pini marittimi……. miliardi e miliardi di vecchie lire di grandi e piccole opere che hanno dato un connotato a Genova e alla Liguria. E’ un elenco infinito senza una oncia di rivendicazione personale, di autocompiacimento. Quella era la via, o meglio le vie, di Taviani per Genova e il suo futuro, oggi così complicato.
