Papa Francesco su Mafia Capitale: “Richiede conversione”. E cita Benigni…

Papa Francesco su Mafia Capitale: “Richiede conversione”. E cita Benigni…

CITTA’ DEL VATICANO -Una riflessione sullo scandalo corruzione a Roma, che “richiede conversione”. E una citazione che non ti aspetti, almeno dal Papa, quella di Roberto Benigni.

Papa  Francesco parla al termine del Te Deum e parla anche dell’inchiesta Mondo di Mezzo:

Le gravi vicende di corruzione emerse di recente richiedono una seria e consapevole conversione, un rinnovato impegno per costruire una città più giusta e solidale”. 

Quindi Bergoglio cita Benigni:

“Diceva qualche giorno fa un grande artista italiano che per il Signore fu più facile togliere gli israeliti dall’Egitto che togliere l’Egitto dal cuore degli israeliti”.

Papa Francesco non ha fatto il nome di Benigni ma lo ha citato implicitamente riferendo alcuni passaggi del recente spettacolo sui Dieci Comandamenti andato in onda su Rai Uno.

L’artista toscano aveva dedicato passaggi del suo show alla liberazione degli israeliti dalla schiavitù dell’Egitto e il Papa ha voluto ricordare le parole del “grande artista italiano”, ha detto senza citarne però il nome.

Gli ebrei erano stati “liberati materialmente dalla schiavitù, ma durante la marcia nel deserto con le varie difficoltà e con la fame – ha detto il Papa nell’omelia del Te Deum – cominciarono allora a provare nostalgia per l’Egitto quando mangiavano cipolle e aglio; si dimenticavano però che ne mangiavano al tavolo della schiavitù. Nel nostro cuore – ha aggiunto il Papa – si annida la nostalgia della schiavitù, perché apparentemente più rassicurante, più della libertà, che è molto più rischiosa. Come ci piace essere ingabbiati da tanti fuochi d’artificio, apparentemente belli ma che in realtà durano solo pochi istanti! Questo è il regno del momento!”.

Da Francesco anche una riflessione sui poveri:

“I poveri, gli emarginati debbono essere al centro delle nostre preoccupazioni, del nostro agire quotidiano. Occorre difendere, servire i poveri e non servirsi dei più deboli”. 

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Emiliano Condò