Se il parlamentare viaggia in auto blu ha diritto anche al rimborso taxi, anche se non ci sale mai. Circa 1300 euro, consegnati in assegno, arrivano direttamente nelle mani del parlamentare dalle casse della nostra politica. La beffa però è che, anche volendo rinunciare al privilegio di Palazzo, il deputato a quei soldi non può proprio rinunciare.
A scoprire gli usi e gli sprechi del potere italiano la storia di Pietro Ichino, senatore del Partito democratico, che per motivi di sicurezza, in seguito a minacce delle Brigate rosse, ha la scorta. “Essendo stato eletto al Senato nel 2008, mi sono informato se fosse possibile rinunciare al rimborso delle spese di taxi, ma mi è stato risposto che questo atto non era previsto e avrebbe creato problemi burocratici di difficile soluzione”, scrive il giurista in una lettera al quotidiano Libero.
Insomma per non fare troppi impicci, i tagli ai costi del potere e gli sprechi restano e i circa 200 politici che viaggiano in auto di servizio continueranno a ricevere i rimborsi taxi senza mai aver beneficiato di queste macchine. Ichino ha scelto di devolvere il denaro dell’assegno in beneficenza, alla Fondazione Giuseppe Pera. E gli altri?