PARMA, 26 SET – La pm Roberta Licci ha chiesto pene che vanno da un minimo di sei anni e nove mesi ad un massimo di nove anni e tre mesi di reclusione per gli otto agenti della polizia municipale accusati tra l'altro del pestaggio, degli insulti razzisti e di sequestro di persona nei confronti del giovane studente ghanese Emmanuel Bonsu Foster. Il ragazzo fu arrestato ''illegittimamente'' dal Nucleo di Pronto Intervento della Municipale il 29 settembre del 2008, nel corso di un'operazione antidroga nel parco Falcone e Borsellino e poi malmenato e insultato a lungo.
L'accusa ha argomentato per circa otto ore le ragioni per le quali gli otto imputati, su avviso, devono essere condannati. ''Emmanuel Bonsu e' il 'negro' che diventa ad un certo punto di questa storia il 'palo' di uno spacciatore soltanto perche' e' un 'negro'.
L'aggravante razziale contraddistingue questa vicenda''. Cosi' in uno dei passaggi della sua requisitoria la pm Licci. Il sostituto ha puntato il dito, in particolare, nei confronti del malinteso spirito di corpo che ha animato tutti gli imputati a giudizio sin dalle prime battute della vicenda Bonsu. ''Ancora oggi – ha detto – non si sa chi ha colpito all'occhio sinistro Bonsu. In quest'aula nessuno degli imputati si e' finora alzato per dire 'mi dispiace'. Gli agenti, l'ispettore e il commissario capo a giudizio hanno posto in essere una continua mistificazione degli atti per coprire quanto era accaduto e trarre in inganno l'autorita' giudiziaria''. Per l'accusa il reato piu' grave posto in essere dagli otto vigili e' ''il falso ideologico aggravato''. Perche' ''commesso da pubblici ufficiali che dovrebbero avere, invece, a cuore il bene comune''.
Per quattro degli imputati la pm ha chiesto l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici. Si tratta di: Mirko Cremonini (otto anni e sette mesi), Pasquale Fratantuono (nove anni e tre mesi), Stefania Spotti (otto anni e otto mesi), Simona Fabbri (noveanni). Per questi imputati richieste anche le pene piu' elevate. Per gli altri, oltre alle pene detentive, chiesta l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. La vicenda ebbe un grande rilievo nazionale e fu uno dei primi problemi per la Giunta comunale della citta'.
