
ROMA – Passaporti stampati dal Poligrafico dello Stato e poi finiti sul mercato clandestino. Sono 4mila documenti d’identità che risultavano distrutti e invece sono stati ceduti illegalmente. E scatta l’allerta perché le prime segnalazioni dimostrano che almeno una parte è arrivata in Medio Oriente, usata da alcuni siriani per cercare di raggiungere l’Italia.
La vicenda risale allo scorso anno quando al Poligrafico proviene da Milano un ordine di stampa. I 4.000 passaporti vengono creati e spediti dal Poligrafico alla questura del capoluogo lombardo, ma i funzionari si rendono subito conto che i documenti hanno un difetto evidente perché il microchip non risulta regolare e dunque può causare problemi di identificazione al momento del transito alle frontiere. Per questo compilano un verbale di restituzione che – questa è la procedura per legge – prevede pure la loro distruzione da parte della “zecca”. E ciò avviene, almeno ufficialmente.
Ma, come racconta il Corriere della Sera poi si scopre che:
Negli uffici del Poligrafico si dispone che i passaporti vengano mandati al macero, come risulta da un documento protocollato firmato dai responsabili dell’ufficio competente, che lo inviano anche alla Questura di Milano proprio per dimostrare che si è seguito l’iter previsto.
Sembra tutto in regola: può accadere che una «partita» mostri dei difetti e si decida di annullarla proprio per evitare qualsiasi tipo di problema e quindi nessuno si insospettisce.Dopo qualche settimana dalla Turchia parte una segnalazione nei confronti di due cittadini che – spacciandosi per italiani e utilizzando passaporti non regolari – hanno cercato di varcare la frontiera. Il numero di serie dei documenti viene trasmesso alla polizia di frontiera di Fiumicino e si decide di attivare anche i canali diplomatici perché risulta che qualcuno abbia fatto istanza all’ambasciata italiana in Turchia per ottenere il visto e recarsi in Nordamerica. Si scopre così che i passaporti utilizzati dagli stranieri sono in realtà parte di quel blocco che risulta distrutto. I due siriani non sono gli unici ad avere in mano un documento falso.
