Pavia, nato disabile per un farmaco: ospedale risarcirà

Pavia, nato disabile per un farmaco: ospedale risarcirà

PAVIA – Era un feto sano ma per colpa di un farmaco ha sviluppato un grave handicap. Per questo la famiglia di questo bambino ha accettato un risarcimento di 2 milioni di euro da parte dell’ospedale San Matteo di Pavia dove lavorava la ginecologa che seguiva la gravidanza della madre del bambino e che aveva somministrato il farmaco in questione. Ne parla La Provincia Pavese:

Il piccolo è nato nel 2008 con una paralisi cerebrale. Una patologia che ne ha compromesso per sempre l’esistenza e in cui avrebbe avuto un ruolo determinante la somministrazione del Coversyl, un farmaco contro l’ipertensione di cui sono noti gli effetti tossici sul feto e che quindi, secondo la consulenza del medico legale, del ginecologo e di un neurologo, non andava dato alla paziente durante la gravidanza. I genitori, entrambi 35enni, di Pavia, avevano fatto causa al San Matteo, dove il bambino è nato e dove lavora la ginecologa che aveva seguito la paziente durante la gravidanza, chiedendo un risarcimento di 4 milioni di euro per i danni biologici e morali. La perizia disposta dal giudice aveva stabilito un danno biologico del 95% (il bimbo non cammina, non parla e ha un grave deficit visivo e cognitivo) e un danno alla futura capacità lavorativa del 100%.

Oltre al farmaco, «che ha avuto un effetto lesivo sul feto», la consulenza aveva messo sotto accusa anche il modo in cui la paziente (ipertesa e che quindi andava monitorata con più attenzione) era stata seguita durante la gravidanza. Una conclusione che ha spinto l’ospedale, rappresentato dall’avvocato Marina Santagostino, l’assicurazione Alliance (avvocato Luigi Crevani), a trovare un accordo con la famiglia del bambino, rappresentata dagli avvocati Bernardo Marino e Serena Chiusolo. La cifra è stata anticipata dallo stesso ospedale (con il contributo dell’assicurazione del medico), perché la vicenda ricade nel fallimento della Faro Assicurazioni, la compagnia dell’ospedale messa liquidazione nel 2011.

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Elisa D'Alto