Sono quattro le vittime di abusi sessuali che accusano don Alois Kranebitter, 74 anni, il sacerdote che ha dovuto lasciare l’incarico di amministratore parrocchiale di Pennes e Sonvigo, in Alto Adige. Il vicario generale Josef Matzneller e il vescovo Karl Golser hanno incontrato il sacerdote e lo hanno messo di fronte alle testimonianze delle quattro giovani donne che hanno chiesto giustizia. Secondo quanto raccontato dallo stesso Matzneller, il prete ha ammesso le violenze e chiesto perdono per la sua condotta.
In un’intervista all’Alto Adige, spiega il vicario generale della Josef Matzneller, incaricato di esaminare i presunti casi di molestie e abusi sessuali nella chiesa altoatesina, racconta come la diocesi è venuta a conoscenza del caso di don Kranebitter. «Quando a marzo abbiamo chiesto di inviare al nostro sito eventuali segnalazioni, di abusi, quattro persone ci hanno contattato a proposito di don Kranebitter».
Gli episodi di violenza si riferiscono alla fine degli anni Sessanta, quando don Kranebitter era cappellano a Fiè, e negli anni Ottanta, quando era parroco in Val di Vizze. Gli abusi, secondo il vicario generale, non arriverebbero alle violenze sessuali, ma si tratta comunque di casi di pedofilia, dato che le vittime erano ai «primi anni delle elementari».
La vicenda era nota da tempo, soprattutto a Fiè dove «tutti sapevano e parlavano. Ci fu anche una raccolta di firme in favore del sacerdote. Il vescovo Gargitter se ne occupò, chiedendo al sacerdote di sottoporsi a una cura. Questo venne fatto e poi don Kranebitter venne gradualmente reinserito nell’attività pastorale, avvertendo i parroci del suo caso». Le segnalazioni, anni dopo, arrivarono anche dalla Val di Vizze.
La Chiesa all’epoca non denunciò i fatti ma cercò di curare il sacerdote « e per le vittime si confidava nel tempo. La frase era “cresceranno e dimenticheranno”. Oggi sappiamo che non è così, la psicologia ci dice che questi traumi possono condizionare una vita intera. Nella Chiesa e tra la popolazione c’è una sensibilità nuova. Ricordo che lo stesso Papa Ratzinger invita a comunicare a Roma ogni episodio», conclude Matzneller.