La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’appello e disposto un nuovo processo per un bresciano che, nei primi due gradi di giudizio era stato condannato a 8 anni di carcere per abusi sessuali sulla figlia minorenne.
La magistratura ha iniziato ad occuparsi della vicenda nel 2004, dopo un ricovero in ospedale della ragazza. Proprio il padre l’aveva accompagnata, preoccupato per il comportamento della figlia che si praticava tagli sulle braccia. Dall’ospedale era stata segnalata la vicenda alla Procura di Brescia che aveva aperto un’inchiesta sfociata nelle due condanne.
I giudici avevano accolto la tesi dell’accusa secondo la quale la ragazza si sarebbe procurata le ferite in segno di reazione al comportamento del padre. Dal suo diario sarebbe emerso invece che si trattava di un comportamento che ”le provocava piacere”.
Da anni la ragazza, ora maggiorenne, vive in una comunità. La moglie e l’altra figlia dell’uomo sono state sempre al fianco del padre. Oggi lui era presente nello studio dell’avvocato Patrizia Scalvi che ha reso nota la sentenza della Cassazione.
Il legale dell’imputato ha detto di essere in attesa delle motivazioni: ”Quel che sappiamo – ha spiegato il legale – sono i motivi per cui ci siamo rivolti alla Suprema corte. Tra questi c’era la richiesta di maggior rigore, maggior scientificità nella ricerca e nella valutazione della prova”.
”C’erano degli indicatori non di abuso, ma di disagio che andavano analizzati e vagliati compiutamente – ha osservato -. Noi abbiamo sottoposto alla Corte di Cassazione soprattutto questo problema, cioe’ la perizia psico diagnostica, necessaria piu’ che mai alla luce delle problematiche che c’erano”.