Il “castello della paura” e la cucina bianca e rossa” ci sono, esistono davvero. I quattro bambini della scuola primaria “Olga Rovere” di Rignano Flaminio, vittime di abusi sessuali, hanno riconosciuto quello che nel corso delle audizioni avevano sempre definito “castello della paura”. Si tratta di un casolare situato alle porte di Rignano Flaminio dove abitavano una donna bosniaca e il suo compagno. All’interno anche la cosiddetta “cucina bianca e rossa”, cornice terrificante degli abusi.
Le quattro vittime delle violenze sono state ascoltate dal gip del tribunale di Tivoli in sede di incidente probatorio. Si tratta di un’indagine stralcio del procedimento principale per cui sono state rinviate a giudizio cinque persone di cui tre ex maestre della scuola Olga Rovere, una bidella e il compagno di una delle maestre. Per completare il quadro investigativo saranno eseguiti nei prossimi giorni alcuni accertamenti tecnici sulle tracce rilevate all’interno della villetta alle porte di Rignano Flaminio.
Intanto l’inquilina del “castello della paura” si è resa irreperibile. La donna bosniaca è stata infatti iscritta sul registro degli indagati della procura della Repubblica di Tivoli per violenza sessuale e sequestro di persona.
La donna, prima di sparire, era stata ascoltata dagli inquirenti e, secondo quanto si è appreso, si era dichiarata completamente estranea ai fatti. Poi la scomparsa che, secondo le parti civili, renderebbe poco credibili le sue asserzioni. La bosniaca, dopo il suo coinvolgimento nella vicenda, avrebbe fatto ritorno nel suo paese d’origine.
La procura della Repubblica di Tivoli potrebbe chiedere l’emissione di un’ordinanza di carcerazione nei suoi confronti. La donna è indagata nell’ambito di un nuovo filone dell’inchiesta in quanto l’individuazione della sua abitazione come uno dei possibili luoghi delle violenze sessuali sui bambini è avvenuta mentre era stata già fissata l’udienza preliminare che inizierà il 27 maggio contro le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, il marito di quest’ultima, Giancarlo Scancarello e la bidella Cristina Lunerti.