ROMA, 4 MAR – ''A Marco Bruno l'ho detto con molta chiarezza: mio fratello Peppino non avrebbe mai fatto una cosa del genere, pur avendo avuto anche lui rapporti difficili con le forze dell'ordine''. Intervistato dalla Stampa, il fratello di Peppino Impastato, Giovanni, racconta la telefonata con il ragazzo No-Tav diventato famoso per la sua provocazione al carabiniere. ''Mi ha chiamato venerdi' per dirmi che gli dispiaceva di aver tirato in mezzo al casino il nome di Peppino. Mi ha chiesto scusa e ha giustificato il suo gesto come uno sbaglio per eccesso d'ammirazione verso la figura di mio fratello'', afferma Imparato. ''Io ho cercato di spiegargli chi era veramente Peppino, un ragazzo vissuto in tempi certamente non facili ma capace di non perdere mai il senso della correttezza, della democrazia e della lotta giusta. Altro che provocare le forze dell'ordine. Anche quando si arrivo' allo scontro fisico scelse la via della resistenza passiva''.
Imparato afferma di intravedere ''un pericolo nelle cose che stanno accadendo nel nostro Paese. E' facile – avverte – che si crei l'equivoco secondo cui ciascuno e' autorizzato a fare tutto cio' che vuole, magari in nome di un eroe, di una vittima della mafia o di un qualunque altro simbolo''. Secondo Giovanni Impastato, Peppino oggi ''probabilmente avrebbe condiviso le ragioni del popolo delle valli, le avrebbe sostenute con tutti gli strumenti politici, legali e consentiti'', ma ''certamente non avrebbe legittimato l'uso folle della violenza'.
