
Perarolo di Vigonza (Padova), investì e uccise un padre di famiglia: due anni dopo si è tolta la vita (foto d'archivio Ansa)
Due anni fa investì e uccise un padre di famiglia. Era il luglio del 2019. Lei, Giulia C., trentenne di Vigonza, risultata positiva alla cocaina, fu anche arrestata. Due anni dopo la ragazza, ancora tormentata dall’incidente, ha deciso di togliersi la vita gettandosi sotto un treno.
A raccontare la storia è il Corriere del Veneto: “L’incidente che aveva provocato il 5 luglio del 2019, in cui un uomo di 62 anni era rimasto ucciso, l’ha tormentata fino a domenica 11 luglio quando la donna, trentenne di Vigonza, ha deciso di farla finita, gettandosi sotto un treno all’altezza della stazione di Busa di Vigonza nel Padovano.
La tragedia ha fatto il giro del paese: sono stati gli agenti della polizia ferroviaria ad avvisare la famiglia di Giulia C. (31 anni) che abita a Perarolo di Vigonza, non molto lontano dal luogo in cui la donna ha deciso di chiudere il suo conto con la vita”.
Perarolo di Vigonza, l’incidente del 5 luglio 2019
“Quella sera del 5 luglio – racconta il quotidiano – stava guidando la sua auto dirigendosi verso il centro di Padova, quando ha perso il controllo del mezzo provocando una carambola di auto che ha ucciso Valerio Nigrelli, 62 anni, che in quel momento viaggiava con il suo scooter in senso opposto. Giulia aveva avuto un momento di sbandamento dopo l’impatto, si era allontanata dalla macchina per qualche istante, tanto che si credeva che la giovane volesse sottrarsi alla giustizia. Poi però è tornata. Il test sul sangue ha rivelato la presenza di cocaina e benzodiazepine, la donna era stata arrestata.
La faccenda era finita davanti al giudice, alla giovane è stata ritirata la patente per 30 anni, e ha patteggiato 4 anni di pena da scontare ai servizi sociali”.
Perarolo di Vigonza, il figlio della vittima: “L’avevamo perdonata. Ci dispiace tantissimo per questa tragedia”
Una donna fragile. Così viene descritta Giulia da chi la conosceva bene.
La ragazza dopo la tragedia era in cura al Serd di Camposampiero “e si dice che fosse rimasta scossa in modo indelebile per quell’incidente, un senso di colpa che l’avrebbe pian piano divorata. La giovane dopo i fatti aveva scritto una lettera ai famigliari di Valerio Negrelli, per chiedere scusa”.
“L’abbiamo perdonata – spiega il figlio di Valerio, Guido, al telefono – certo ci abbiamo messo un po’ ma avevamo capito, ci dispiace tantissimo per questa tragedia”.
