Sono stati tutti prosciolti gli imputati, una ventina, nell’udienza preliminare davanti al gup di Perugia per le presunte irregolarità compiute in occasione del ritrovamento del cadavere di Francesco Narducci, il 13 ottobre del 1985 al lago Trasimeno.
La decisione del giudice Paolo Micheli è stata letta questa sera al termine di una camera di consiglio durata quasi l’intera giornata. Tutti gli imputati hanno sempre sostenuto la correttezza del loro operato e i difensori ne avevano chiesto il proscioglimento.
Nell’inchiesta sulle presunte irregolarità erano coinvolti a vario titolo familiari di Francesco Narducci, pubblici ufficiali, appartenenti alle forze di polizia e altri soggetti. La parte centrale del procedimento riguardava una presunta associazione per delinquere della quale – secondo la ricostruzione accusatoria – sarebbe stato promotore Ugo Narducci, padre del gastroenterologo.
Tra i reati per i quali il pm Giuliano Mignini aveva chiesto il rinvio a giudizio, sempre a vario titolo, degli imputati anche quelli di falso, omissione di atti di ufficio e occultamento di cadavere. Per tutti il gup ha però disposto il proscioglimento. Con la formula “perché il fatto non sussiste” riguardo all’associazione per delinquere e “perché il fatto non costituisce reato” per quasi tutti gli altri capi di imputazione, una ventina complessivamente.
Secondo quella che era la ricostruzione accusatoria, le irregolarità erano state commesse per evitare che riguardo alla morte di Narducci si potesse ipotizzare un omicidio collegato con le vicende del mostro di Firenze. Circostanze sempre smentite dalla famiglia del medico che ha invece parlato di un incidente o di un suicidio, escludendo categoricamente qualsiasi legame con le vicende toscane.
