Ora potrebbe tornare in Italia Delfo Zorzi, 62 anni, che insieme all’assoluzione per la strage di piazza della Loggia ha anche ottenuto la revoca della misura cautelare. Ma Hagen Roy, come lo chiamano in Giappone, lì ha trascorso più di metà della sua vita, è un imprenditore di successo, ed è probabile che deciderà di restarci.
Ma chi sono i cinque imputati assolti dalla Corte d’Assise di Brescia?
DELFO ZORZI – Ex ordinovista veneto è stato assolto in appello anche al processo per la strage di piazza Fontana del 13 dicembre 1969. Imprenditore nel campo dell’import-export della moda, dal 1975 vive in Giappone dove, dal 1989, ha ottenuto la cittadinanza. Appassionato di arti marziali frequentava una palestra a Mestre che era di fatto il ritrovo degli estremisti di destra, ha studiato lingue orientali a Napoli. Le accuse nei suoi confronti erano state mosse dal pentito Carlo Digilio, il cosiddetto artificiere di Ordine Nuovo che aveva raccontato ai magistrati di aver controllato l’ordigno che aveva in macchina e che doveva portare a Milano per la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Al processo di Brescia era accusato di essere tra gli organizzatori della strage.
CARLO MARIA MAGGI – Capo di Ordine Nuovo in Veneto, al processo per la strage di Piazza della Loggia, come per quelli per piazza Fontana e per la Questura di Milano del maggio 1975, era accusato di essere uno degli organizzatori e la mente politica. Come Zorzi era stato assolto in appello sia per piazza Fontana che per la strage della questura commessa dal sedicente anarchico Gianfranco Bertoli.
PINO RAUTI – Ha partecipato alla fondazione del Movimento sociale italiano ed è stato uno dei fondatori di Ordine Nuovo, segretario dell’Msi e, per 22 anni, è stato deputato eletto nelle liste dello stesso partito. Suocero del sindaco di Roma Gianni Alemanno, nel 1987 al 15/esimo congresso dell’Msi a Sorrento ha raccolto quasi la metà dei consensi per l’elezione a segretario del partito, ma e’ stato battuto da Gianfranco Fini sostenuto da Giorgio Almirante. Era accusato di essere uno degli ispiratori politici della strage di Brescia.
FRANCESCO DELFINO – Ex generale dei carabinieri all’epoca della strage comandava il Nucleo operativo. Aveva condotto le indagini individuando tra balordi e neofascisti bresciani i responsabili della strage. Secondo l’accusa avrebbe invece avuto il ruolo di depistare le indagini sull’eccidio. Nel 2001 la Cassazione aveva confermato la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione per truffa ai danni dell’imprenditore Giuseppe Soffiantini, rapito nel giugno del 1997 e liberato solo nel febbraio del ’98. L’ufficiale si era fatto consegnare un miliardo di lire promettendo un suo interessamento e per convincere i rapitori a liberare l’ostaggio.
MAURIZIO TRAMONTE – Ex ordinovista veneto e spia nell’organizzazione per conto del Sismi. Tramonte il 6 luglio del ’74, una decina di giorni dopo la strage, aveva riferito al Sismi di una riunione alla quale aveva partecipato Maggi. ”Nella riunione, nel commentare i fatti di Brescia – aveva raccontato Tramonte che in codice era conosciuto come fonte Tritone – Maggi aveva affermato che quell’attentato non doveva rimanere un fatto isolato”. ”Il sistema – aveva detto Maggi, secondo il racconto di Tramonte – va abbattuto mediante attacchi continui che ne accentuino la crisi. L’obiettivo è aprire un conflitto interno risolvibile colo con lo scontro armato”. Maggi, secondo Tramonte, aveva espresso anche l’intenzione di stilare un comunicato per annunciare altre azioni terroristiche.