ROMA – Quando Pier Paolo Pasolini venne ucciso, Misha Bessendorf, profugo ebreo russo, aveva 25 anni: oggi, a 62, dice di aver visto i killer dello scrittore e regista. “Erano in tre o quattro, per terra c’era un uomo steso…era Pasolini”, racconta al Corriere della Sera di quella notte del 2 novembre del 1975. Dal 1980 vive a New York e di mestiere fa il professore, ma 37 anni fa si trovava ad Ostia, proprio dove è stato assassinato Pasolini per il cui assassinio è stato condannato Pino Pelosi. Lo scrittore venne ucciso, sfigurato e poi una macchina lo schiacciò. Pelosi aveva solo 17 anni e venne arrestato per omicidio, poi confessò. Nel 2005 l’ex “ragazzo di vita” Giuseppe, detto Pino, racconta un’altra verità ,  sostiene di non aver mai ucciso Pasolini.
“Sono passati 37 anni da quell’omicidio. Cerco di ricordare i dettagli di quella orribile notte e ho capito che il mio ricordo è un po’ sfuocato. Da Roma mi ero trasferito a vivere ad Ostia. C’erano molti russi di Odessa, sul litorale e ad Ostia. La cittadina ricordava a loro Odessa e gli affitti erano molto più bassi che a Roma. Quanto a Pasolini in quel momento non avevo idea di chi fosse…”.
Poi continua: “Avevo affittato una stanza al secondo piano. Potevo usare il bagno ma non la doccia. Ora come ora non ricordo bene però la casa o la strada in cui vivevo”. Di quella notte dice: “La finestra nella mia stanza era parzialmente aperta. Ho sentito un rumore forte e allora ho guardato fuori. Ho visto parecchie persone, credo tre o quattro, sui trent’anni, vicino a una piccola macchina. Un uomo era steso per terra. Allora sono corso giù per le scale e nel giro di pochi minuti il posto era pieno di gente e di carabinieri. Uno dei carabinieri mi ha preso il nome e ha trascritto quanto avevo visto. E poi? Non sono stato più sentito da quel carabiniere una seconda volta”.
Misha prosegue: “Sì, l’uomo che era steso per terra era Pasolini. Gli uomini intorno a lui erano sui trent’anni. Io all’epoca ne avevo 25. A quanta distanza mi trovavo da loro? Circa cento metri. E l’auto? Era una macchinetta di nessun conto (rinky-dinky dice, cioè brutta o strana), quella robetta che si guidava allora in Italia. Era notte fonda, ma a questo punto non ricordo di più. Sapete che cosa ho pensato? Lì per lì ho pensato che c’erano un sacco di falsi incidenti per prendere soldi alle assicurazioni e che quella poteva essere una di quelle strane scene…”.