
ROMA – Vanno a processo cinque imputati del processo sul caso Marrazzo, per la vicenda del presunto ricatto ordito da alcuni carabinieri della compagnia Trionfale ai danni dell’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo. Il Giudice per l’udienza preliminare, Stefano Aprile, ha disposto cinque rinvii a giudizio, due condanne previo patteggiamento ed un proscioglimento. Ma c’è una novità: per il Gup quello del pusher Gianguerino Cafasso non fu omicidio volontario bensì “morte in “morte in conseguenza di altro delitto”: ovvero il maresciallo Nicola Testini secondo il gup diede la droga a Cafasso ma non con l’intenzione di ucciderlo. Viene quindi a cadere per lui l’accusa di omicidio volontario tramutata in “morte come conseguenza di altro delitto”, secondo l’articolo 586 del codice penale. Il processo si terrà il 31 maggio davanti alla nona sezione del Tribunale di Roma.
Per il ‘blitz’ a via Gradoli sono stati rinviati a giudizio tre carabinieri ‘infedeli’ in servizio presso la compagnia Trionfale: Nicola Testini (quel giorno in ferie in Puglia), Carlo Tagliente e Luciano Simeone. Il militare Antonio Tamburrino risponderà della sola ricettazione del video, girato con un cellulare, che ritraeva Marrazzo nell’appartamento del trans. Anche la stessa Natali (al secondo Josè Vidal Silva) sarà processata per due episodi di spaccio di droga legati agli incontri con Marrazzo. I reati per il presunto ricatto che nel 2009 portò alle dimissioni del governatore della regione sono, a vario titolo, associazione per delinquere, falso, concussione favoreggiamento e ricettazione.
Associazione per delinquere, falso, calunnia, perquisizione arbitraria, violazione di domicilio, violazione della privacy, rapina, ricettazione e violazione della legge sugli stupefacenti i reati contestati a seconda delle singole posizioni processuali.
L’avvocato difensore di Natalì, Antonio Buttazzo, commenta la decisione del Gup Stefano Aprile: “Sostanzialmente l’impianto accusatorio ha tenuto e la ricostruzione di Natalì è stata ritenuta attendibile”.