Pignatone: “A Roma esiste il problema mafia. A Ostia clan militari”

ROMA – “Il problema mafia a Roma esiste“, Giuseppe Pignatone, procuratore capo di Roma è intervenuto durante la presentazione del II° rapporto dell’osservatorio Luiss (“Il PIL delle mafie. Il nuovo ordine criminale del Lazio e la guerra silenziosa del 416bis“) sulla legalità dell’economia: “A Roma ci sono grandi capitali sospetti ma anche in tutto il Lazio. Il riciclaggio però non è così semplice da dimostrare. In questa città, come anche del resto nel nord Italia, ci stiamo allontanando nel tempo e nello spazio dai grandi patrimoni. Vanno fatte indagini per risalire alle origini, alla provenienza illecita di questi capitali: tornare a due tre generazioni passate. Scoprire parentele remote o legami sociali antichi”.

Roma, la mappa delle cosche (Il Messaggero)Roma, la mappa delle cosche (Il Messaggero)
Roma, la mappa delle cosche (Il Messaggero)

Poi Pignatone ha parlato della criminalità sul litorale romano: “Ad Ostia i fatti sono quelli che abbiamo contestato. In un anno di indagini abbiamo messo in luce un controllo criminale di questo quartiere di Roma, che conta 200mila persone. E non dimentichiamoci che Reggio Calabria ne ha 180mila. A Ostia è stata messa in luce, al momento, una mafia militare. Un primo livello di controllo territoriale che si nutre di traffico di droga e armi, e che si mette in atto attraverso episodi incendiari intimidatori e tentati omicidi”.

Solo a luglio l’operazione “Alba Nuova” e gli arresti di molti membri delle famiglie Triassi, Spada e Fasciani, poi il 30 ottobre, tra Acilia e Casal Bernocchi, un altro blitz e la scoperta di un altro giro d’affari legato con la camorra, con i casalesi:

“Come mostrano le numerose richieste di misure cautelari, quella di Ostia sembra un tipo di organizzazione che impone il modus operandi descritto dall’articolo 416-bis del codice penale, che circoscrive le associazioni criminali di stampo mafioso – si legge nel rapporto della Luiss – Non solo l’attuale configurazione della mafia ostiense rispecchia quella gerarchico-piramidale tipica di Cosa Nostra, ma vi è tutta una serie di attività che confermano come non si sia più di fronte a piccole associazioni dedite alla microcriminalità, bensì davanti a vere e proprie strutture che incarnano il modello mafioso, col controllo del territorio. Basti ricordare le decine di attentati verificatesi nel 2012, prima che le nuove indagini della Procura di Roma cominciassero a scardinare le organizzazioni criminali, con misure cautelari che hanno colpito oltre 50 persone. Tale panorama si vale di una fitta rete di alleanze tra clan, come gli agrigentini Triassi e i locali Fasciani“.

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Gianluca Pace