
LA SPEZIA – A Pignone, 597 anime in provincia di La Spezia, si stanno ancora riprendendo dall’alluvione del 2011. Qui, senza particolare preavviso, è atteso un non precisato numero di migranti. Alla notizia però gli abitanti non hanno reagito con entusiasmo perché, dicono, “siamo dalla parte dei migranti”. Non hanno nemmeno un vigile urbano o strutture mediche per poterli accogliere.
Sondra Coggio del Secolo XIX ha raccolto la frustrazione tra gli abitanti in paese:
“Non è così che si deve fare, non è questo il modo: né per noi, né per questi ragazzi, che dovrebbero poter contare su progetti di inclusione vera e non essere trattati come pacchi, da piazzare in qualche dormitorio, purché sia”.
“Era stata valutata la possibilità di inserire qualche unità in agricoltura – raccontano in paese -, ma non c’erano le premesse: qui non ci sono tenute agricole di grandi dimensioni, ma solo piccoli appezzamenti, a conduzione familiare, che poi sfociano nei famosi orti estivi, quando si mette in tavola la produzione. Ora, dobbiamo scoprire a cose fatte, che siamo stati scelti come destinatari del programma della prefettura?”.
E ancora:
“Cosa verrebbero a fare tutto il giorno? Che senso ha, ospitarli qui? Non abbiamo nemmeno un vigile urbano, non abbiamo strutture mediche, non abbiamo niente da offrire, a chi venga senza un lavoro, senza un impegno, senza una collocazione. I primi a trovarsi a disagio, e a non sapere che cosa fare tutto il santo giorno, sarebbero loro”.
