MILANO, 25 NOV – Una donna su 4 con gravidanza sotto le 7 settimane e che sceglie di abortire, decide di farlo utilizzando la pillola RU486. Il Piemonte e' la regione con il primato di confezioni acquistate (1792). E' quanto emerge dai dati sulle vendite della pillola abortiva da gennaio a novembre 2011, forniti da Nordic Pharma, l'azienda che distribuisce il farmaco in Italia dal 1 aprile 2010, la quale sottolinea che ''non ci e' stata segnalata finora alcuna sostanziale reazione avversa''.
''A un anno e mezzo dal lancio del farmaco – spiega Marco Durini, medical director dell'azienda – rileviamo che il 25% delle pazienti con una gravidanza sotto le 7 settimane sceglie l'aborto medico. Per avere una dimensione della diffusione, bisogna tener presente che in un anno si hanno circa 118mila aborti fatti secondo la legge 194, di cui 30mila sotto le 7 settimane''. Se nel 2010 sono stati venduti da aprile a dicembre 4300 pezzi, nel 2011 sono stati finora 6700 e l'azienda conta di arrivare a 8000 entro fine anno, quindi di raddoppiare.
Tuttavia la diffusione dell'aborto farmacologico e' ancora molto disomogenea a seconda delle regioni. In cima alla classifica delle vendite c'e' il Piemonte (1792), seguito da Puglia (991), Liguria (718) e Toscana (701). Secondo Durini, il dato che colpisce e' il ''ritardo'' di Lazio e Lombardia, ''che insieme contano oltre un terzo di tutti gli aborti nazionali secondo la legge 194. A incidere e' il protocollo che prevede il ricovero completo della paziente per 3 giorni, difficilmente sostenibile per costi e spazi da molti ospedali''. L'Emilia Romagna e' invece l'unica regione ad aver autorizzato finora anche il protocollo in day hospital, oltre a quello del ricovero, e che da' una sola compressa alla paziente e non tre come in altre regioni. Questo spiega perche' le confezioni acquistate sono 'solo' 435. Vi sono infine altre regioni in cui la pillola non e' stata comprata o quasi nel 2011, come Marche e Basilicata (0), Umbria (6), Abruzzo (33), Trentino Alto Adige (41), Sardegna (45), Molise, Val d'Aosta e Calabria (circa 60). In questi casi ''le regioni hanno comprato qualche scatola per essere in regola – conclude Durini – ma poi si sono scontrate con la difficolta' di usare il protocollo di ricovero di 3 giorni. Tanto piu' che l'aborto chirurgico viene ormai fatto in day hospital. Nelle regioni dove si usa di piu' la pillola accade che la paziente firma volontariamente per le dimissioni e poi rientra 2 giorni dopo''.