Pino Daniele, l’infarto nella notte. 30 minuti, l’ambulanza non arriva

Pino Daniele, l’infarto nella notte. 30 minuti, l’ambulanza non arriva

ROMA – Sono le 21:15 del 4 gennaio quando il musicista Pino Daniele si sente male nella sua casa di campagna in Toscana. Pino Daniele, che è cardiopatico ed è stato già operato più volte, chiama immediatamente un’ambulanza. Che però non arriva. Non arriva subito, almeno. Passano 30 minuti e del mezzo di soccorso non c’è traccia. E’ in quei trenta minuti che il musicista prende la decisione di farsi portare non al pronto soccorso di Grosseto, quello più vicino, ma a Roma, all’ospedale Sant’Eugenio.

Una decisione, col senno di poi, sbagliata. Ma le circostanze sono ancora tutte da chiarire. Perché da Grosseto dicono che l’ambulanza è arrivata dopo 10 minuti e che Pino Daniele ha detto e fatto capire di voler andare a Roma. Dice invece il cardiologo di Pino Daniele, il primario del Sant’Eugenio Achille Gaspardone, che l’ambulanza non era arrivata dopo mezz’ora. Ma conferma la volontà del musicista di andare a Roma e non a Grosseto.

Racconta Gaspardone che Pino Daniele a Roma arriva già morto. Nonostante questo viene tentata una disperata e inutile rianimazione. Che ovviamente non sortisce effetti. Pino Daniele muore a 59 anni per un infarto. Maledetto perché, spiega lo stesso cardiologo, all’inizio non sembrava tale. “Sintomatologia molto atipica”, dice Gaspardone.

Ovvero un infarto che sembra qualcos’altro e che dà a Pino Daniele l’illusione di avere tempo e di poter arrivare fino a Roma dal medico da cui si fida. Lo stesso che lo ha in cura da anni e che spiega come, per quanto triste, la fine del musicista non sia purtroppo una sorpresa. Pino Daniele stava male. Così male che “ogni giorno in più era un giorno regalato”. Regali che sono finiti improvvisamente nella notte tra il 4 e il 5 gennaio.

“La sua vita era appesa a un filo” spiega Gaspardone. Perché Pino Daniele  “aveva una gravissima malattia alle coronarie da 27 anni, una patologia che era stata trattata e che era stata potuta ‘portare avanti’ grazie ad interventi di angioplastica”. All’artista, precisa il suo cardiologo, ”erano state effettuati ben 4 interventi di angioplastica negli anni”. Purtroppo, ha affermato, la fine ”non è stata una sorpresa, ma proprio grazie agli interventi e procedure effettuati ha potuto vivere fino alla soglia dei sessanta anni”.

Andando a Grosseto Pino Daniele si sarebbe potuto salvare? Uno dei fratelli, Carmine, è sicuro di sì. Il quadro però è più complesso: prima di tutto c’è da chiarire quando è effettivamente arrivata l’ambulanza. Forse Pino Daniele avrebbe guadagnato qualche altro prezioso giorno di tempo. Ma, come ha spiegato Gaspardone, ogni giorno era “un giorno regalato”.

 

Published by
Emiliano Condò