ROMA – Pino Daniele, se fosse stato soccorso in maniera più veloce, forse si sarebbe potuto salvare. A dirlo è la Procura di Roma, che sulla morte del grande bluesman e cantautore napoletano ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Daniele sarebbe morto per un’ostruzione al bypass; la procura sta ora vagliando i primi elementi emersi dell’autopsia, in attesa dei risultati definitivi attesi per marzo.
L’esame del cuore è stato effettuato nei giorni scorsi ed avrebbe fatto emergere il dettaglio cruciale dell’occlusione. Ora spetterà ai periti nominati dalla procura accertare la causa e la tempistica della morte. Come scrive Il Mattino
L’interrogativo è sempre lo stesso: i cinquanta minuti necessari per accompagnare Pino Daniele dalla casa in Maremma fino all’ospedale Sant’Eugenio a Roma, con Amanda Bonini, compagna del cantante al volante a tutta velocità, sono stati fatali, come sembrerebbe dalle prime indiscrezioni? Sarebbe stato meglio affidarsi all’ambulanza in arrivo da Grosseto e rispedita indietro, pare, su disposizione proprio di Pino Daniele, deciso a farsi visitare dal proprio medico di fiducia?
Al vaglio ci sarebbero anche due che confermerebbero che l’infarto fatale sarebbe stato annunciato da alcuni sintomi sottovalutati. I carabinieri hanno anche acquisito il cellulare e il tablet del bluesman, gli investigatori delegati alle indagini riscotruiranno gli ultimi contatti.
Fabiola Sciabbarasi, la seconda moglie di Pino Daniele, commenta subito la notizia senza però voler entrare nel gorgo delle polemiche: “Me lo sentivo, lo sapevo che si poteva salvare. Niente può restituire un padre ai miei figli, che peraltro sono scossi giorno dopo giorno da persone che non sanno quello che fanno. Avevo nascosto loro, per delicatezza, i particolari più feroci dell’autopsia decisa dalla procura, avevo parlato genericamente di tessuti prelevati, hanno saputo che era il cuore di Pino ad essere sotto esame dalle dichiarazioni di Amanda Bonini, improvvisamente preoccupata per il suo cuore”.
“Ero informata – aggiunge la Sciabbarasi – dell’andamento delle indagini dal perito legale che ho nominato, Luisa Regimenti, presidentessa dei medici legali italiani. Già la prima diagnosi parziale parlava chiaro: un’insufficienza cardiaca non è un infarto massivo. Non farlo salire sull’ambulanza è stato come condannarlo a morte”.
Alle indiscrezioni di stampa risponde però il professor Vittorio Fineschi, medico legale nominato dalla Procura di Roma: “Dire che Pino Daniele si poteva salvare è un’affermazione assolutamente infondata e prematura. I primi risultati sulle analisi che stiamo svolgendo si avranno non prima di un mese”. Fineschi sta effettuando con altri specialisti gli esami autoptici per accertare le cause della morte del cantautore napoletano deceduto il 4 gennaio scorso. “Da circa una settimana – prosegue il medico legale – abbiamo avviato una serie di esami specifici analizzando i prelievi e in particolare sul cuore del cantante. Dire che si sarebbe potuto salvare è un’affermazione che non si basa assolutamente su dati scientifici e medici. Al momento stiamo ancora verificando le condizioni che hanno portato alla morte dell’artista”.