ROMA – Pino Daniele poteva essere salvato. Se il cantautore napoletano fosse stato soccorso dall’ambulanza o ricoverato al vicino ospedale di Grosseto sarebbe stato possibile salvarlo. Questa la perizia dei pm, che hanno aperto un’inchiesta sulla morte di Daniele con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Federico Vacalebre scrive su Il Mattino:
“Intanto emergono particolari sull’inchiesta della procura di Roma, che ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo. Secondo i primi riscontri investigativi, sarebbe stato possibile salvare Pino Daniele a bordo dell’ambulanza chiamata prima della decisione di correre a Roma, oppure all’ospedale di Grosseto, vicino alla tenuta di Magliano, in Maremma, dove il mascalzone latino si era sentito male”.
Il cantautore, che soffriva di cardiopatia cronica, volle essere portato all’ospedale Sant’Eugenio di Roma dopo aver parlato col suo cardiologo Achille Gaspardone. L’autopsia parla di morte per insufficienza cardiaca legata alla sua patologia pregressa, e ora gli inquirenti indagano sul decesso:
“Non risultano iscritti sul registro degli indagati, ma gli inquirenti vogliono capire se esistano responsabilità altrui nella morte, se il musicista fosse seguito adeguatamente da un punto di vista medico. Sembra, infatti, che già altre volte, in condizioni critiche di malore, avesse deciso di attraversare l’Italia per essere curato da Gaspardone.
Il 2 febbraio, intanto, si svolgerà l’esame autoptico sul cuore dell’artista. I periti della procura lo analizzeranno alla presenza dei consulenti di parte nominati da Fabiola Sciabbarrasi, la seconda moglie da cui non si era separato legalmente”.
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