
ROMA – Pompei, lavorano più gli avvocati che i muratori. 105 mln. stanziati ma fermi. Pompei continua a crollare, lentamente continua a morire pioggia dopo pioggia: succede, però, che al lavoro c’è un esercito di avvocati armati di ricorsi invece che di muratori, architetti, restauratori. Loro sono fermi nonostante i fondi ci siano: 105 milioni di fondi europei già stanziati non si riesce a spenderli, bloccati da gare d’appalto che non si riescono a fare e quando ci si riesce vengono regolarmente stoppate dalle ditte perdenti. E così l’appalto assegnato è materia di controversia in tribunale.
105 milioni sono una bella dote, ma abbiamo tempo fino al 2015 per utilizzarla: senza le garanzie che non vengano spesi bene, quei soldi sono persi. La burocrazia lenta, inefficace sta uccidendo Pompei. Corsa al ribasso delle aziende per aggiudicarsi gli appalti (anche più del 50%, a discapito della qualità finale), inevitabili e sistematici ricorsi, verifiche e interventi del magistrato: senza contare le infiltrazioni camorristiche, si tratta di un circolo vizioso che alla fine impedisce qualsiasi restauro. Quando poi un restauro va a buon fine, tipo quello della domus del Criproportico, un altro pezzo dell’inestimabile patrimonio artistico del sito viene giù, come è successo venerdì scorso con il crollo di un muro di 2 metri in un’area non scavata di via Nola.
La domus del Criptoportico è il primo dei cinque lotti di lavori previsti dal progetto Grande Pompei, quello finanziato dal commissario europeo Hahn, 105 milioni che sono stati sbloccati già nel novembre del 2011, ma che stiamo faticando a spendere. Per capire: per la prima fase dei lavori della domus del Criptoportico sono stati spesi 340 mila euro. (Corriere della Sera)