Ponte San Francisco (1 mese!) e viadotto Palermo-Catania (2 anni, forse!!)

Ponte San Francisco (1 mese!) e viadotto Palermo-Catania (2 anni, forse!!)

ROMA – Diciassette ottobre 1989. Un terremoto di magnitudo 7 devasta San Francisco. Causa 66 morti, spezza l’arcata del gigantesco Bay Bridge, un ponte di 14 chilometri che collega San Francisco a Oakland. Dicotto novembre 1989, un mese e un giorno dopo. Il governatore George Deukmejian inaugura il ponte ricostruito. In 31 giorni. Dovrebbe essere motivo di orgoglio e invece lui è insoddisfatto. Un giorno di ritardo, il ponte doveva essere pronto in 30 giorni. Per questo si scusa con i cittadini.

Dieci aprile 2015. Una frana si abbatte sulla Palermo-Catania. Crolla il ponte Himera. Che non è lungo 14 km ma poco meno di due e mezzo. Viene chiuso un pezzo di autostrada A19. E’ l’unico collegamento “decente” per le auto e i tir tra Palermo e Catania. Accorrono le varie autorità sul posto, compreso il governatore Graziano Delrio. Le stime non sono proprio simili a quelle di San Francisco: per rifare il ponte ci vorranno “minimo due anni”. Niente paura però, in soli tre mesi (due in più di quelli del ponte Usa) verrà costruita una deviazione: misura tampone ma pur sempre meglio di niente.

Da quel giorno è passato esattamente un mese. E i lavori per il nuovo ponte e per la deviazione sono non al 33%, non in lieve ritardo. Semplicemente non sono cominciati. Circostanza che non sfugge a Gian Antonio Stella che sul Corriere della Sera scrive:

 Tre mesi? Magari! Uno se n’è già andato in una miriade di pastoie burocratiche. Dietro le quali si è acceso uno scontro. Di qua il governo convinto che il viadotto possa essere ricostruito, come accade a prezzi europei, con una trentina di milioni. Di là le autorità siciliane convinte, sulla base delle loro relazioni tecniche, che ne occorrano subito almeno 200. Cioè sette volte di più. Sperando che bastino… Per carità, non è facile capire chi ha ragione e chi torto. Ma che invidia, per i californiani…

Eppure a San Francisco il danno fu enormemente più grave. Il ponte spezzato, l’asse del terremoto aveva spostato tutto di 17 centimetri. In un mese i californiani fecero la vecchia arcata letteralmente a fette e ne costruirono una nuova di zecca. Con le tecnologie del 1989, che non sono esattamente le stesse del 2015. Il ritardo di un giorno fu dovuto a un fatto climatico: due notti di umidità che avevano reso impossibile completare la tinteggiatura. Qui da noi, invece, neanche l’ombra di una ruspa.

 

 

Published by
Emiliano Condò