Pontedera. Bus pieno, studente cade: travolto. Rischia vita

(Foto d’archivio)

PONTEDERA (PISA) – Era uscito da scuola insieme ai compagni di classe, e quando aveva visto l‘autobus arrivare era corso alla fermata insieme a loro, solo che lui, più esile degli altri, non è riuscito a salire sul mezzo gremito, è caduto ed è scivolato sotto le ruote del bus. E adesso rischia la vita.

Il grave incidente è accaduto alla fermata dei mezzi pubblici davanti allo stadio di Pontedera, in provincia di Pisa. Il ragazzino, 14 anni, stava tornando a casa dopo le lezioni. L’autobus era pieno come spesso a quell’ora. Gli altri compagni di classe sono riusciti a farsi posto e a salire a bordo, ma lui non ce l’ha fatta ed è finito sotto le ruote che lo hanno schiacciato, come hanno raccontato i suoi amici al quotidiano il Tirreno: “Era completamente sotto il pullman. Perdeva sangue dal naso e da dietro la testa. Le ruote slittavano sul suo corpo. E’ venuto un medico e lo ha medicato. Era cosciente e urlava”.

Il ragazzo è stato portato all’ospedale di Cisanello, in provincia di Pisa, con una sospetta frattura del bacino, altre fratture alle gambe e traumi da schiacciamento. Sotto choc il conducente e gli studenti che hanno assistito all’incidente.

E dopo il dramma a Pontedera è esplosa la polemica. Gli autobus destinati al trasporto degli studenti sono spesso affollati, come aveva raccontato sempre il Tirreno in un articolo dello scorso novembre firmato da Tommaso Silvi, che scriveva:

“Da tempo il binomio scuole-autobus fa da innesco alla polemica. Posti in piedi, conducenti costretti a saltare le fermate, impossibilitati a caricare altri passeggeri, o peggio ancora impegnati a farli scendere per raggiungere un numero “ragionevole” di persone da trasportare.

L’orologio dice che mancano cinque minuti alle 13 e l’atmosfera cambia in un attimo: suonano le campanelle nei licei e negli istituti del villaggio scolastico e la zona di fronte al Mannucci si popola di centinaia di zaini, cappellini, cellulari, scarpe all’ultima moda. Un tripudio di colori, di voci, di cuffie negli orecchi. Tutti con la testa rivolta verso la piscina comunale: perché da quella parte arrivano i pullman. Da lì scatta il segnale per la rincorsa a un seggiolino.

Ecco l’autobus. Chi si sistema lo zaino in spalla, chi si allaccia le scarpe, i telefoni vengono riposti in tasca. E parte la lotta. La prima mossa consiste nell’aggrapparsi alle porte del bus, ancora chiuse, con il mezzo in movimento, aspettando che si aprano. «Dai, dai prendine uno anche a me». Chi resta “a terra” incita l’amico impegnato nella battaglia per un posto a sedere. Si spalanca l’entrata e un fiume di teste sparisce alla velocità della luce dietro i vetri del pullman. Anche i seggiolini in pochi secondi sono tutti occupati, il corridoio si riempie un attimo dopo. Restano fuori almeno 20-30 studenti che invitano i “colleghi” a incastrarsi ottimizzando lo spazio per poter salire e procedere anche loro verso casa. (…) Si capisce che per gli studenti l’autobus affollato è diventato ormai una scomoda ruotine”.

 

 

 

Published by
Maria Elena Perrero