Processi lunghi e cari: così i tribunali tagliano gli sprechi

ROMA – Sponsor, bilanci sociali, software, riorganizzazione del lavoro: sono alcuni dei tanti modi in cui i tribunali italiani, da nord a sud, cercano di accorciare i tempi dei processi. Tutto questo perché, scrive Lionello Mancini sul Sole 24 “tra magistrati, dirigenti amministrativi, impiegati, avvocati è assai diffusa l’idea che dovranno cavarsela da soli. Sanno che qualunque riforma verrà varata, non porterà un euro né una persona in più per velocizzare il servizio, risparmiare, ritrovare una credibilità di civil servants gravemente compromessa”.

A Milano, scrive Mancini, il tribunale ha stretto un accordo con l’Amsa, la municipalizzata per la raccolta dei rifiuti, per avere risme di carta da fotocopie in cambio della raccolta differenziata negli uffici.

A Genova il presidente del tribunale ha dato istruzioni su come classificare i fascicoli in base all’anno con colori diversi: controlli periodici faranno sì che entro l’anno siano eliminati il nero (cause anteriori al 2000), il rosso (2000-2003), il verde (2004-2006) e il giallo (2007).

A Reggio Calabria il presidente del tribunale ha affiancato i giudici, aumentando del 50 per cento le cause definite ogni settimana.  A Vibo Valentia entreranno presto in funzione due postazioni informatiche da cui gli avvocati potranno ritirare gli atti alla chiusura delle indagini preliminari. Naturalmente i pc saranno forniti e manutenuti a loro spese.

Mentre i tribunali italiani cercano di risparmiare in ogni modo, gli sprechi sono tantissimi. Basti pensare ai giudici di pace: al momento gli uffici sono 848. Secondo i magistrati di Area la chiusura di 300 uffici porterebbe ad un risparmio di 30-40 milioni ogni anno.

Anche la legislazione sui clandestini non sarebbe favorevole all’economia del sistema giudiziario: i magistrati torinesi hanno calcolato che, nella loro città, l’applicazione della legge sui clandestini ha portato all’arresto e al processo per direttissima di 9900 immigrati, rimasti in carcere, in media, per due giorni: costo totale dell’operazione, 18,5 milioni in sette anni.

Anche il continuo ricorso in Cassazione potrebbe essere evitato: ogni anno la corte dichiara l’inammissibilità di 30mila ricorsi circa, ognuno dei quali ha un costo sui mille euro. Anche qui il totale della spesa è notevole: 30 milioni l’anno.

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Maria Elena Perrero