ROMA, 7 SET – Avrà ”una portata dirompente” sul sistema Giustizia il ddl Lussana sul ”processo lungo”, approvato dal Senato a fine luglio, perché ”legittimando” le più varie tattiche dilatorie da parte degli imputati avrà la ”capacità di rallentare a dismisura la durata di tutti i procedimenti in corso”. A lanciare l’allarme è il plenum del Csm con una risoluzione approvata a larga maggioranza, con il no dei laici del Pdl.
Il documento che boccia il processo lungo è stato approvato con 18 voti a favore e 3 contrari dei laici del Pdl. Il no di questi ultimi è stato motivato dalla convinzione che il Csm non possa censurare un ddl all’esame del Parlamento, pena una interferenza nell’attività delle Camere; non invece dalla condivisione del ddl Lussana, che presenta aspetti ”contestabili e non condivisibili”, come hanno riconosciuto i laici del Pdl Niccolò Zanon e Bartolomeo Romano.
Il provvedimento – che consente alla difesa di portare in aula un numero illimitato di testimoni, cancellando il potere del giudice di escludere le prove superflue – va in ”direzione opposta”, avverte il Csm, al principio costituzionale della ragionevole durata del processo e alle ”esigenze” della Giustizia italiana, la cui ”principale causa di criticità” è la lunghezza dei processi.
E se i suoi effetti si sommeranno a quelli del ddl sulla prescrizione breve, il risultato non potrà che essere quello di ”negare le condizioni per pervenire ad un accertamento dei fatti oggetto delle imputazioni in tempi ragionevoli”; il che vuol dire ”vanificare ogni tentativo di offrire un servizio di giustizia efficiente per i cittadini nel rispetto del principio di uguaglianza e legalità”.
Nel documento si segnala anche ”la portata preoccupante” della norma transitoria che prevede l’applicazione delle nuove regole ai processi in corso in primo grado per i quali non sia chiuso il dibattimento: potrà ”determinare la necessità – affermano i consiglieri di Palazzo dei Marescialli – di far ricominciare daccapo tutti i processi in corso in primo grado per consentire alle parti di avvalersi della nuova disciplina”.
La Cassazione: “Sarà la morte del processo”. Porterà alla ”morte del processo penale” il ddl Lussana sul ”processo lungo”. La tragica previsione è del primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, che ha esternato tutta la sua preoccupazione nel corso del dibattito al Csm, che si è concluso con l’approvazione di una risoluzione totalmente negativa sul provvedimento. ”E’ evidente che questa legge – ha detto Lupo – significa riconoscere il diritto alla prescrizione dei reati per ogni imputato che sia difeso adeguatamente”, perché con le nuove norme ”si puo’ allargare all’infinito l’elenco dei testimoni”.
Il primo presidente della Cassazione ha anche fatto un paragone storico, ricordando che quando furono emanate le leggi razziali in Italia ”non ci fu una reazione adeguata. “Domani chi esamineraà l’attuale periodo – ha detto Lupo – si scandalizzerà di come non si reagisca di fronte alla morte del processo penale”.