“Profilattico” parola vietata? La Rai smentisce poi apre un’istruttoria

ROMA – La parola “profilattico” si poteva usare o no? Era stata bandita davvero su Radio Rai costringendo i poveri ospiti e conduttori impegnati in una trasmissione anti Aids a uno strenuo slalom lessicale pur di evitare la parolina? L’autocensura filocattolica ha funzionato davvero? Certo è che la Rai prima ha smentito: “Mai date indicazioni in questo senso”. Poi però ha deciso di avviare una istruttoria sul caso del giorno: l’affaire profilattico.

”La direzione generale della Rai ha incaricato la Direzione Internal Auditing di accertare fatti e procedure adottate nell’implementazione delle attività svolte a supporto della campagna di comunicazione sulla giornata Mondiale della lotta all’Aids”. Lessico un tantino barocco per dire nient’altro che la Rai proverà a far chiarezza sulla vicenda, ossia su una misteriosa email, inviata da fantomatici “piani alti” (la Rai? Ha smentito con decisione; il ministero della Salute guidato dal cattolico Balduzzi? Ha smentito anche lui con tanto di comunicato in cui compare la parola incriminata). Una email, insomma, arrivata a Radio Rai per far sì che nel programma dedicato alla lotta all’Aids si evitasse di parlare di profilattici, attenendosi agli insegnamenti della Chiesa: per prevenire il contagio basta astenersi.

Al centro del giallo c’è una missiva inviata mercoledì il cui testo reciterebbe: “Il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico”. Il mittente? Secondo il Corriere della Sera è stato il funzionario della tv di Stato Laura De Pasquale. “Bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate il concetto”, continuerebbe l’email.

C’è chi fornisce qualche dettaglio in più. ”E’ stata una giornalista di Radio Rai che mi ha chiamato per il mio intervento nel corso della maratona radiofonica a dire di limitarmi a parlare del test e che l’indicazione arrivava dal ministero della Salute”. A raccontarlo è Rosaria Iardino, presidente del Nucleo Persone Sieropositive (Nps) e anche membro della commissione ministeriale sull’Aids. ”Prima di intervenire in Radio – chiarisce Iardino – la conduttrice mi ha spiegato che le indicazioni erano di parlare solo del test. E quando io ho detto che non ero d’accordo e che avrei parlato anche di profilattici, lei mi ha specificato di dire che lo facevo solo a titolo personale, e non come membro della commissione”. Un concetto, ha aggiunto Iardino, che la stessa giornalista ”ha poi tenuto a ribadire alla fine del mio intervento”.

Nel pomeriggio è arrivata anche la smentita della Rai: “Mai date indicazioni in tal senso”. E quella del ministro Balduzzi: “La prevenzione all’Aids passa anche attraverso il preservativo o il profilattico” e il ministero della salute “non si permetterebbe mai di dare indicazioni sul non uso di questa parola”. All’ora di cena la Rai passa alle maniere forti: ci sarà un’istruttoria. Balletto di email vero o presunto che sia, l’obiettivo è stato mancato miseramente: mai pubblicità sul preservativo poteva risultare più incisiva.

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Elisa D'Alto