ROMA – Il “Quotidianosanità.it” e un dossier del Ministero della Salute pubblicato su ‘La Stampa’ denunciano: dietro il caos dei pronto soccorso (vedi l’ultimo caso, della donna in coma tenuta in corsia legata a una barella) “ci sono dieci anni di tagli drastici ai posti letto ospedalieri, carenza di personale ma anche una cattiva distribuzione delle forze in campo, con truppe di camici bianchi ed infermieri sottoutilizzati per presidiare reparti tenuti in piedi più per garantire superstipendi a un esercito di primari che per reali bisogni di cura”.
Insomma la denuncia è chiara: per alcuni reparti mezzi vuoti tenuti in piedi “per far timbrare il cartellino a un primario”, ce ne sono altri in cui si fa la fila per giorni solo per un posto letto. In Italia solo tre regioni sono in regola: solo in Emilia Romagna, Veneto e Provincia di Trento cioè ci sono reparti specializzati che superano la soglia minima dei 17,5 posti letto sotto la quale un reparto è considerato da chiudere o da riaccorpare.
La situazione è conseguenza anche dei tagli forsennati degli ultimi anni. Dal 2000 al 2009, racconta l’indagine di “Qs”, si è passati da un rapporto di 5,1 posti letto ogni mille abitanti a un 4,2 nettamente al di sotto della media europea che è di 5,5 posti letto, senza peraltro considerare i posti per le lungodegenze. In pratica nell’arco di 12 anni sono spariti circa 45mila posti letto.
E i tagli ci sono stati soprattutto agli ospedali pubblici, come il Policlinico Umberto I di Roma, dove il taglio è stato triplo rispetto al privato. Al San Camillo di Roma, l’ospedale del paziente rianimato sul pavimento del Pronto Soccorso, in 12 anni sono stati tagliati quasi 500 letti, mentre al Cardarelli di Napoli il taglio è stato di 200 letti, con il risultato che ora ogni giorno oltre 200 pazienti restano inchiodati alla barella in attesa di un ricovero decoroso, denuncia il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed.