Protesi dannose: 3.500 impianti Pip segnalati in Italia

ROMA, 26 GEN – Sarebbero circa 3.500, secondo quanto si apprende, gli impianti di protesi mammarie francesi Pip effettuati a donne italiane, segnalati al ministero della Salute dalle Asl a seguito dell’ordinanza emanata dal ministro Renato Balduzzi in dicembre. Riguardo le protesi Pip, a maggiore rischio rottura, il Consiglio superiore di sanita’ (Css) ha ieri elaborato un’ulteriore indicazione orientata all’espianto della protesi, a carico del Servizio sanitario nazionale, per motivi clinici o psicologici da parte della donna.

Dopo l’allarme in Francia per la pericolosità di tali protesi, a maggior rischio di rottura, lo scorso 29 dicembre il ministro Balduzzi ha emanato un’ordinanza che “impone a tutte le strutture ospedaliere e ambulatoriali pubbliche e private, accreditate o autorizzate, di redigere entro 15 giorni un elenco nominativo di tutti i casi riguardanti l’impianto di P.I.P. a partire dal primo gennaio 2001”. Le Asl di riferimento dovevano ricevere tali segnalazioni e le Regioni avevano 10 giorni di tempo per notificare i dati al ministero. L’obiettivo e’ sapere con esattezza quante protesi a rischio sono state impiantate in Italia e dove. Premessa necessaria per poter valutare eventuali azioni successive. Secondo le stime iniziali, si e’ indicato in circa 4.300 il numero di impianti Pip in donne italiane. Gli impianti segnalati al ministero delle Asl sarebbero, dunque, in numero inferiore rispetto a quello stimato. Cio’ si dovrebbe al fatto che le protesi potrebbero essere state impiantate anche presso ambulatori che potrebbero non aver notificato gli interventi eseguiti. Passo successivo sara’ ora quello di indicare una strategia di intervento. Il ministero della Salute – sulla scorta di un primo parere del Consiglio superiore di sanità del 22 dicembre 2011 – ha già fatto sapere che si farà carico degli interventi di espianto delle Pip “laddove vi sia una indicazione clinico-medica specifica”. Ieri, il Consiglio superiore di sanita’ ha nuovamente affrontato la questione formulando una ulteriore indicazione indirizzata al ministro: Procedere all’espianto e sostituzione delle protesi mammarie Pip, a carico del Servizio sanitario nazionale, non solo in presenza di motivi clinici o problemi accertati, come ad esempio la rottura della protesi, ma anche nel caso di serie motivazioni psicologiche da parte della donna portatrice dell’impianto. Gli interventi di espianto, per motivi clinici o psicologici, sempre secondo quanto si apprende, sarebbero a carico del Servizio sanitario nazionale anche se le protesi in questione fossero di un marchio differente.

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Elisa D'Alto