Il copione è sempre quello: l’indagine della procura, la reazione del governo che invia gli ispettori, il muro contro muro che inquina i rapporti tra poteri dello Stato, l’imminenza sistematica di una partita elettorale con relative divisioni sull’opportunità di concedere al premier l’arma che preferisce, la vittimizzazione.
Stavolta la ribalta è tutta della procura di Trani che, a partire da un’inchiesta correlata, ha raccolto numerose intercettazioni del presidente del Consiglio: la immancabile diffusione del contenuto delle quali ha scatenato l’ennesimo putiferio mediatico. Le indebite pressioni del premier sul direttore del Tg1 Minzolini e sul consigliere dell’Agcom Innocenzi con lo scopo di mandar via o oscurare lo scomodo anchor-man Santoro sono configurate dai pm pugliesi come reati, in primo luogo concussione.
Intanto Trani si prepara a ricevere direttori e conduttori Rai in fila per essere ascoltati e gli ispettori inviati prontamente dal Guardasigilli Alfano. La procura dovrà rispondere alla richiesta del legale di Innocenzi che vuole che l’indagine sia avocata dalla procura di Roma. Una morale dell’ingarbugliata vicenda, parziale ma istruttiva, la fornisce il fido alleato Bossi: “Berlusconi stia più attento quando parla al telefono”.
Diciotto telefonate di Berlusconi. Si scopre che nel fascicolo delle indagini ci sono diciotto intercettazioni che riguardano tutte il premier. Tredici conversazioni di Innocenzi con il presidente del Consiglio, e cinque dello stesso Cavaliere con il direttore del Tg1 Augusto Minzolini.
In alcune telefonate Berlusconi non nasconde l’irritazione con Innocenzi che non riesce ad accontentarlo né quando gli chiede di sospendere “Ballarò”, né tantomeno quando l’ira di Berlusconi si riversa su “Annozero” o su “Parla con me” di Serena Dandini. «Mi creda: se lei avesse un minimo di dignità, si dovrebbe dimettere» è una delle frasi che il Cavaliere pronuncia nei confronti del commissario Agcom.
Innocenzi incassa in silenzio anche quando Berlusconi lo manda a quel paese. Poi si sfoga con un amico, sempre al telefono ovviamente: «Ma ti pare normale?» dice.
Ad intervenire sulle intercettazioni è l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini che escluse ci possa essere una «rilevanza penale dei fatti» e poi attacca «la totale e assoluta incompetenza territoriale della procura di Trani» e «la reiterata e continua violazione del segreto di indagine».
Inoltre i legali del premier hanno depositato alla Procura di Trani la richiesta per sapere ufficialmente se nome di Berlusconi è iscritto nel registro degli indagati. L’istanza è stata depositata dall’avvocato Filiberto Palumbo, di Bari, che assiste il presidente del Consiglio assieme all’avvocato Niccolò Ghedini.
Le conversazioni che riguardano Berlusconi, ad ogni modo, sono ancora contenute nel “fascicolo” delle indagini, sono quindi di rilevanza penale e tutte coperte da segreto. Perciò non visionabili nemmeno dagli ispettori mandati dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano. E qui si consuma lo scontro tra governo e procura.
Ispettori contro procura. Oggi a Trani sono attesi gli ispettori inviati dal Guardasigilli Alfano. Dovrebbero arrivare nel pomeriggio e iniziare le ispezioni martedì mattina. Ma è subito scontro con la procura. Con gli ispettori che tentano di visionare gli atti delle indagini ancora coperti da segreto e gli uomini della procura che sono categorici nel negare il permesso. Il procuratore capo Carlo Maria Capristo su questo è inamovibile: «È la legge a impedire che possano visionare atti coperti dal segreto – dice – dunque noi non daremo alcun documento. Faccio il magistrato da trent’anni, sono sempre stato in prima linea e questa è la prima ispezione che subisco, ma conosco le regole».
Il Guardasigilli Angelino Alfano ha parlato di «abuso di intercettazioni a strascico», vale a dire conversazioni captate nel corso della prima indagine e poi utilizzate nel nuovo fascicolo. Dichiara Capristo: «Sinceramente non so proprio che cosa volesse dire. Se ci sono dialoghi che necessitano approfondimenti perché fanno intravedere ipotesi di reato, noi siamo obbligati ad effettuare le verifiche. Ed è quello che stavamo facendo, quando c’è stata la fuga di notizie».
Richiesta di trasferimento a Roma. Un altro tassello dell’ingarbugliata faccenda arriverà sulla scrivania di Capristo entro oggi. E’ la lettera del legale del commissario dell’Agcom Innocenzi con cui si chiede il trasferimento dell’inchiesta alla Porcura di Roma per competenza territoriale. Il 17 dicembre scorso, infatti, Innocenzi fu ascoltato dalla procura di Trani nell’ambito dell’indagine su tassi usurai che sarebbero stati applicati a carte di credito dell’American Express. All’esplicita domanda se avesse ricevuto pressioni riguardo alla chiusura di programmi Rai, aveva mentito agli inquirenti negando tutto. Non sapendo, però, che all’epoca i magistrati avevano già sottoposto il suo telefono ai controlli e che già avevano in mano le telefonate tra lui, Minzolini e Berlusconi.
Proprio questa circostanza sarà utilizzata dal suo avvocato Marcello Melandri per sollecitare la trasmissione del fascicolo a Roma per competenza. L’istanza sarà presentata stamani dal difensore che spiega: «Soltanto adesso scopriamo, grazie a una fuga di notizie, che quando è stato convocato il mio cliente era di fatto già sotto inchiesta. Mentre all’epoca non riuscivamo a spiegarci quelle domande, adesso sappiamo che derivavano dall’ascolto di conversazioni intercettate. Dunque, doveva essere interrogato con l’assistenza di un legale. In ogni caso non si capisce a che titolo procedano questi magistrati. Qualora esistesse davvero un reato – e su questo ho seri dubbi – non spetterebbe a loro indagare, ma ai pm della capitale».
Dal momento in cui riceveranno la richiesta di trasferimento dell’inchiesta, Capristo e i suoi sostituti avranno dieci giorni per decidere e motivare l’eventuale rigetto e per riempire il «fascicolo» di riscontri e testimonianze. Quel fascicolo in cui, per il momento, ci sarebbero soltanto le intercettazioni dello scandalo. E in cui si trovano anche diciotto telefonate di Silvio Berlusconi.
Il nome del magistrato del Csm. Altre fughe di notizie parlano, infine, del presunto coinvolgimento nel caso Rai-Agcom del magistrato del Csm, Cosimo Maria Ferri, figlio di Enrico, magistrato ed ex ministro dei Lavori pubblici del Psdi. Nelle intercettazioni raccolte a Trani si sente Innocenzi che parlava con Berlusconi e citava più di una volta Ferri come il magistrato che gli forniva una consulenza per capire come stoppare i talk show anti-premier. Al Csm Ferri, in realtà viene definito un “recidivo” perché giusto prima di essere eletto finì nelle intercettazioni di Calciopoli. Componente della commissione vertenze economiche della Federazione gioco calcio, era amico del presidente della Lazio Claudio Lotito e del vice presidente della Figc Innocenzo Mazzini.
“Il Csm metta sotto la lente di ingrandimento l’ispezione disposta dal ministro della Giustizia Angelino Alfano alla Procura di Trani, per accertare se vi siano interferenze nelle indagini in corso che riguardano “personaggi politici di rilievo nazionale”. E’ quanto chiede la maggioranza dei consiglieri del Csm al Comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, suggerendo di affidare la verifica alla Prima commissione.
I consiglieri fanno notare che l’ispezione ha per oggetto un’indagine “attualmente pendente e riguardante direttamente o indirettamente personaggi politici di rilievo nazionale”. “Poiché il ministro avrebbe incaricato l’Ispettorato di verificare fatti e circostanze che riguardano esclusivamente l’attività giurisdizionale, occorre accertare – scrivono – nell’ambito di una consolidata interpretazione fornita dal Consiglio in merito ai rapporti fra segreto di indagine e poteri dell’ispettorato sviluppati con leale collaborazione, le modalità effettive con le quali gli ispettori sono stati incaricati di svolgere l’attività amministrativa parallelamente ad una inchiesta giudiziaria in corso”.
Al documento mancano solo le firme di gruppi del Pdl e dell’Udc. Il testo è stato sottoscritto anche da Cosimo Ferri, il consigliere che secondo indiscrezioni di stampa avrebbe dato consulenze legali al commissario di Agcom Innocenzi per intervenire su “Annozero”.