Rapito e liberato in Libia perde posto: “Meglio correre rischi che senza lavoro”

Rapito e liberato in Libia perde posto: “Meglio correre rischi che senza lavoro”

ROMA – Rapito e liberato in Libia perde posto: “Meglio correre rischi che senza lavoro”. A due mesi dalla liberazione, quando finalmente a casa nella sua Trebaseleghe (vicino Padova) poteva sventolare il tricolore dopo lo scampato pericolo del rapimento in Libia, Gianluca Salviato, tecnico impiantista, si è ritrovato senza lavoro, in cassa integrazione insieme ad altri 14 colleghi. Per l’azienda Enrico Ravanelli la Libia è u posto troppo pericoloso, da cui la decisione di chiudere le attività a maggior rischio.

Blitzquotidiano ha raccolto dei commenti sulla notizia e volentieri pubblica quello di Vincenzo Caricato, nella stessa situazione di Salviato cui esprime solidarietà: il senso doloroso ma pratico che se ne ricava è che lui e altri colleghi preferiscono correre dei rischi alla prospettiva di restare disoccupati.

Salve, giusto per la cronaca anche io ed altri 2 colleghi siamo stati rimpatriati di forza dal nostro benemerito consolato, non eravamo “a rischio” , imbarcati su uno dei 4 voli della aeronautica militare, nello specifico quello del 7 agosto 2014, ad oggi siamo drammaticamente disoccupati senza nessun sindacato o qualsiasi altra organizzazione che si preoccupi di noi ! Avremmo sicuramente voluto restare ai nostri cantieri in Libya, meglio a rischio rapimento, piuttosto che disoccupati frustrati ed indebitati. Tanta solidarietà al caro amico ed ex collega (in Russia per altra impresa) Gianluca, speriamo in tempi migliori. Vincenzo Caricato.

Published by
Warsamé Dini Casali