Cronaca Italia

Ravenna, violenza sessuale di gruppo filmata: ma il video fa assolvere i due uomini

Due uomini accusati di violenza sessuale di gruppo su una ragazza di 18 anni ubriaca, il primo per avere avuto con lei il rapporto in un appartamento di Ravenna e l’altro per avere incitato e filmato tutto con il proprio cellulare, sono stati assolti.

I due sono stati assolti dal collegio penale del Tribunale della città romagnola “perché il fatto non costituisce reato”.

La Procura, come riportato dai due quotidiani locali, aveva chiesto per entrambi la condanna a nove anni di reclusione.

Violenza sessuale di gruppo a Ravenna, il video li fa assolvere

I fatti risalgono alla notte tra il 5 e il 6 ottobre del 2017 quando la giovane, dopo avere bevuto alcolici in un locale ravennate, era stata portata a spalla fino a un appartamento del centro là dove per l’accusa era stata messa sotto alla doccia e aveva poi subìto gli abusi.

I video di quei momenti, in seguito alla denuncia, erano stati sequestrati dalla polizia e i due ragazzi erano stati raggiunti da altrettante ordinanze di custodia in carcere.

Violenza sessuale di gruppo con video a Ravenna: la decisione del tribunale del Riesame di Bologna

Il tribunale del Riesame di Bologna, sulla base anche dell’interpretazione di quei filmati, li aveva tuttavia scarcerati ritenendo che la giovane, sebbene “in uno stato di non piena lucidità”, fosse “pienamente in grado di esprimere un valido consenso al rapporto sessuale” e lo avesse espresso.

La tesi del rapporto consensuale e dei video girati nel contesto di una serata gioviale è stata quella in buona sostanza portata avanti dalle difese.

Ravenna, la presunta vittima aveva chiesto 100mila euro di risarcimento

La ragazza aveva chiesto un risarcimento di 100mila euro per i lamentati abusi che aveva ricostruito dopo alcuni giorni dai fatti attraverso flash in grado via via di colmare vuoti di memoria su quella serata.

Per il Pm Angela Scorza la giovane “non era in grado di prestare un consenso libero” e “le sue condizioni sono state strumentalizzate per soddisfare pulsioni sessuali”. Dopo il deposito delle motivazioni, entro 90 giorni, è dunque plausibile un ricorso in appello della Procura.  

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Maria Elena Perrero