IL CAIRO – Caso Regeni, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha evocato la possibilità di aggirare l’ostacolo costituzionale che si frappone alla trasmissione all’Italia di tabulati e traffico telefonico chiesti dalla Procura di Roma. Dopo il no degli investigatori egiziani che sono stati a Roma, la scorsa settimana, proprio per parlare con gli omologhi italiani e consegnare loro il materiale raccolto nelle indagini, dal Cairo sembra arrivare una apertura, anche se cauta.
Shoukry ha parlato durante una conferenza stampa nella capitale egiziana dopo una riunione ministeriale tra Egitto e Burundi. Allo stesso tempo il ministro ha avvertito che le l’inchieste potrebbero durare ancora mesi.
“La parte egiziana ha risposto” a quasi tutte le “domande della controparte italiana e ha respinto la sola richiesta che contraddice la costituzione egiziana ma l’obiettivo di questa richiesta sarà raggiunto nel quadro di indagini e inchieste per svelare la verità circa questo crimine”, ha detto il ministro. “C’è una volontà da parte degli apparati di sicurezza egiziani di cooperare con gli italiani per identificare i criminali ma la questione ha bisogno di molto tempo”, ha detto ancora Shoukry ricordando che “le inchieste sull’assassinio del Procuratore generale egiziano sono durate un anno”.
Nel frattempo è in via di stesura la rogatoria internazionale che sarà inoltrata dalla procura di Roma per chiedere alle autorità egiziane la consegna di atti ritenuti indispensabili per fare luce sul delitto. Tra questi, i tabulati e le celle telefoniche, nonché i video delle telecamere a circuito chiuso delle zone frequentate da Regeni il 25 gennaio scorso, giorno della sua scomparsa.
LA PRESSIONE INTERNAZIONALE – La pressione sull’Egitto non arriva solo dall’Italia. Il Foreign Office britannico, spinto da una petizione promossa in ambienti accademici e firmata da 10mila persone, ha sollecitato il Cairo ad una investigazione “completa e trasparente”.
“Abbiamo sollevato il caso con le autorità egiziane sia a Londra sia al Cairo, sottolineando la necessita’ di un’indagine completa e trasparente”, ha confermato un portavoce del ministero degli Affari Esteri britannici. “Rimaniamo in contatto con le autorità italiane e con quelle dell’Egitto, mentre i nostri pensieri vanno al signor Regeni e alla sua famiglia in questo tempo difficile”, ha concluso.
Giulio Regeni, 28 anni, originario di Fiumicello, era ricercatore presso l’università inglese di Cambridge. Si trovava in Egitto per delle ricerche sull’economia e i sindacati del Paese.