ROMA – Regina Catrambone è la “miliardaria” che a bordo della My Pheonix non rinuncia alle scarpe eleganti, ma salpa pronta a salvare i profughi. Finora ne ha salvati quasi 3mila. Regina, imprenditrice calabrese sposata con l’americano Christopher Catrambone, ha comprato la nave lunga 40 metri a Norfolk, in Virginia. I coniugi l’hanno poi sistemata e ora da Malta fanno rotta davanti alla Libia per aiutare i profughi e cercare di evitare altre tragedie dei mari, come il naufragio del barcone con 700 immigrati verso le coste italiane.
Niccolò Zancan de La Stampa ha intervistato la “miliardaria”, così chiamano Regina, che spiega come non ci sia tempo da perdere e che anche una sola vita umana salvata vale il viaggio e i soldi investiti da lei e il marito:
“«Il fatto è che gli italiani hanno sempre retropensieri. E’ una cosa che mi fa soffrire molto del mio Paese. Negli Stati Uniti non succede, anzi… Potevamo spendere i nostri soldi in altro modo, abbiamo deciso di farlo così». Con la prima nave privata per la ricerca e il soccorso dei migranti.
Regina e Christopher Catrambone sono imprenditori nel ramo assicurativo. Vivono a Malta. E da qui, con un equipaggio di venti persone – capitano inglese, marinai maltesi, canadesi e olandesi – sono partiti l’anno scorso per le prime missioni della MY Phoenix. In tre diverse operazioni, fra agosto e ottobre, hanno salvato 2.729 persone. Adesso, ultimati i lavori, sono pronti per altri viaggi. «Sentire le notizie dell’ultimo naufragio mi ha fatto stare malissimo – dice la signora Catrambone – purtroppo non siamo potuti andare…». Stanno caricando a bordo attrezzature mediche, lettini, giubbotti di salvataggio. Un crocefisso è appeso nel salone centrale. Due droni faranno parte dell’equipaggiamento”.
L’idea di Regina e Christopher nasce durante una vacanza, raccontano i coniugi:
“Luglio 2013. Eravamo su una barca affittata, in crociera fra la Tunisia, Pantelleria e Lampedusa. Lì abbiamo sentito le parole del Papa, aveva deciso di rendere omaggio agli ultimi. Ricordo la frase: abbattiamo il muro dell’indifferenza». E’ quello che sta facendo lei, «la miliardaria». «Non mi sembra giusto dire quanto abbiamo investito per questa nave: nessuna cifra si può accostare al valore di una vita umana»”.