FERMO – Due amici, vicini di casa, morti nelle loro abitazioni. Senza nessun segno di violenza. E’ giallo ad Amandola, in provincia di Fermo, sulla morte di due uomini di 40 anni, Renzo Eclitti e Graziano Ortolani.
I due vivevano in due diversi appartamenti in una palazzina di edilizia popolare. L’allarme è scattato intorno alle 13 del 7 marzo quando la madre di uno dei due è andata a casa del figlio per portargli il pranzo. L’uomo non rispondeva e allora è stata forzata la porta.
A quel punto i soccorritori hanno suonato anche al campanello dell’altro, anche qui senza ricevere risposta. Sui corpi non c’erano segni evidenti di violenza.
Secondo le prime notizie che trapelano, la morte potrebbe essere riconducibile a un’overdose. Sul corpo di uno dei due sarebbero stati trovati i segni di un’iniezione, ma non sul cadavere dell’altro; si ipotizza che quest’ultimo possa aver assunto lo stupefacente per inalazione o averlo ingerito.
Eclitti e Ortolani avevano trascorso insieme la serata di ieri. Entrambi erano in cura per problemi di depressione.
Sarà l’autopsia a stabilire l’esatta causa della morte. Sabato mattina verrà effettuata una ricognizione cadaverica, ma l’esame autoptico vero e proprio non avrà luogo prima di lunedì o martedì prossimi, secondo le disposizione della Procura di Ascoli, competente per territorio.
I due amici erano entrambi seguiti dai servizi sociali del Comune e avevano avuto in assegnazione gli appartamenti dove sono stati rinvenuti i corpi. Nelle abitazioni non sono stati trovati segni di malfunzionamento di stufette che potessero far pensare a un avvelenamento da monossido di carbonio. Nessuna effrazione delle porte d’ingresso, tanto che è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per poter entrare. Per il momento la Procura di Ascoli ha aperto un fascicolo su “notizie non contenenti reato”; all’esito dell’autopsia è però probabile che l’ipotesi di reato venga modificata. Tanto più se dovesse essere confermata l’ipotesi che a causare il decesso dei due uomini sia stata un’overdose. Poiché questa sembra la pista al momento privilegiata, i carabinieri stanno già lavorando per cercare di capire chi può eventualmente aver ceduto a Eclitti e Ortolani la dose mortale.
I segni dell’iniezione sarebbero stati trovati sul corpo di Ortolani che occupava l’appartamento al piano terra della palazzina, mentre Eclitti era in quello al secondo piano. Sul suo corpo non c’erano segni particolari; fonti investigative ipotizzano che possa aver assunto sostanze inalandole o averle ingerite insieme a farmaci. Dubbi che solo l’autopsia potrà sciogliere.