Claps. L’ombra di Danilo Restivo sulla scomparsa di una ragazza valdostana

Erika Ansermin

Una foto nel suo computer porta i sospetti su Danilo Restivo,  unico indagato per la morte di Elisa Claps, da Potenza ad Aosta. Il mistero della ragazza di Potenza, scomparsa 17 anni fa, i cui resti sono stati trovati nel sottotetto di una chiesa, potrebbe essere legato alla scomparsa di un’altra ragazza, Erika Ansermin. Lei, valdostana, è sparita il 20 aprile 2003 a 27 anni. Restivo però aveva conservato nel suo pc un’immagine della ragazza ed era stata la polizia britannica a scoprirla mentre indagava sull’omicidio della sarta Heather Barnett.

A chiedere ora alla Procura di Aosta, competente per il giallo di Erika, una verifica sugli eventuali collegamenti tra il protagonista del mistero di Potenza e la scomparsa del 2003 sono gli avvocati torinesi Stefano Castrale e Federico Morbidelli, legali della sorella di Erika, Elisa Ansermin.

L’ultima persona a vederla fu una commessa della videoteca Blockbuster di Saint Christophe, alle porte di Aosta. Restituite due videocassette, la ragazza si diresse in auto verso Courmayeur dove l’aspettavano il fidanzato, Christian Valentini, avvocato, deceduto nel 2007, e la mamma di lui per il pranzo pasquale. Ma a Courmayeur non arrivò mai. La sua auto, una Fiat Panda verde, venne trovata ad Avise, un paese situato nei pressi della strada statale 26 a una ventina di chilometri dalla località del Monte Bianco, parcheggiata ai margini della strada a un centinaio di metri dal ponte sulla Dora Baltea

«Della foto trovata sul pc di Restivo parla una nota della Dia di Salerno presente nel fascicolo sul caso Ansermin – spiega l’avvocato Castrale – ma non ci risulta che sia stata fatta alcuna verifica in tal senso. Secondo noi andrebbero invece fatti degli approfondimenti visto che le strade di Erika e Restivo potrebbero essersi incrociate sia a Milano, dove l’aostana lavorava, sia in Inghilterra, dove la giovane si è recata».

La richiesta dei legali è all’esame della Procura aostana: «Stiamo verificando gli atti – ha spiegato il procuratore capo Marilinda Mineccia – siamo consapevoli che le indagini erano state molto approfondite, ma ovviamente non c’é nessun problema a fare ulteriori accertamenti».

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