
TRIESTE – Un’irruzione della polizia in casa e un disabile di 30 anni, Riccardo Ramsan, che muore durante l’arresto. Per questo, a distanza di quasi 10 anni dai fatti il Ministero dell’Interno è stato condannato, con tre poliziotti, a risarcire per un milione e 200 mila euro i familiari della vittima. Il legale della famiglia, Claudio Defilippi, presenterà appello perché ritiene la somma non sufficiente.
La vicenda di Riccardo Rasman, di 30 anni, in cura in un centro di salute mentale, è sempre stata definita dal legale della famiglia, Claudio Defilippi, come un caso “più grave di quello di Federico Aldrovandi”, che rasenta la “macelleria messicana”.
La sera del 26 ottobre 2006 la Polizia venne chiamata da alcuni vicini di Rasman perché il giovane, da solo nel suo appartamento, aveva lanciato due petardi contro alcuni passanti, creando allarme. Gli agenti fecero irruzione nell’appartamento perché non fu loro aperta la porta e immobilizzarono il giovane schiacciandolo a terra per alcuni minuti durante le fasi dell’arresto. Rasman venne colpito da carenza respiratoria e morì sull’uscio di casa per un collasso cardiocircolatorio.
Rasman, come ha più volte ribadito l’avvocato, era schizofrenico, incapace con invalidità all’80% e gli agenti lo sapevano, e fu “incaprettato”. Una morte che, come stabilì la Cassazione nella sentenza del 14 dicembre 2011, “era pacificamente evitabile qualora gli agenti avessero interrotto l’attività di violenta contenzione a terra del Rasman, consentendogli di respirare”.
La sentenza condannò in via definitiva a sei mesi di reclusione ciascuno (pena sospesa), per omicidio colposo, i tre poliziotti – Mauro Miraz, Maurizio Mis, Giuseppe De Biasi. Defilippi aveva presentato nel maggio 2012 richiesta di risarcimento danni al ministero degli Interni e ai tre agenti per otto milioni di euro chiedendo il sequestro dei beni dei poliziotti e di un conto corrente del ministero.
Nel giugno 2013 il Gip del Tribunale di Trieste accolse la richiesta della famiglia di approfondimento delle indagini nell’ambito del procedimento pendente nei confronti di due vigili del fuoco, indagati per cooperazione in omicidio colposo e difesi dall’Avvocatura di Stato.
Del caso di Rasman si è interessato anche un gruppo facebook, lo stesso che è intervenuto più volte proprio sul caso Aldrovandi. La madre di Federico ha sempre parlato di dolore e stupore che accomunano”, riferendosi alle due vicende.
