Nella notte gelida di via Panoramica, l’aria è avvolta dalla cappa fetida proveniente dalla vicina discarica. Forze dell’ordine e manifestanti si fronteggiano mentre – sono le 3.20 – i primi cinque camion carichi di spazzatura dopo sei giorni di stop tornare a sversare in cava Sari a Terzigno (Napoli).
Mezzi blindati, uomini in assetto antisommossa, volanti, gazzelle ed auto civetta che aprono e chiudono il corteo. Da ore l’area della discarica è controllata da un via vai di poliziotti e carabinieri. Non è in arrivo un carico d’oro, sono gli autocompattatori che hanno di nuovo il via libera dopo che i sindaci di Terzigno e di Boscoreale, rispettivamente Domenico Auricchio e Gennaro Langella, hanno revocato le ordinanze che avevano di fatto, per quasi una settimana, chiuso l’accesso alla discarica.
Motivazioni di ordine sanitario alla base della decisione, visti i risultati delle analisi sulle falde acquifere e l’evidenza di valori fuori norma. Dati non correlabili direttamente alla discarica, secondo la Procura della Repubblica di Nola, intervenuta nella vicenda, che ha indagato il primo cittadino di Terzigno per interruzione di pubblico servizio. Una posizione, quella della magistratura, aspramente contestata al presidio. Da ore in via Panoramica c’era attesa per il ritorno dei camion.
Gli incroci che danno accesso alla rotonda erano stati simbolicamente chiusi con dei nastri rossi e bianchi. Confronti e proposte davanti ai falò e sotto ai gazebo, poi, proprio mentre la temperatura scendeva di molto e nell’aria aumentava, nonostante i trattamenti intensivi effettuati per tentare di porre rimedio a questa situazione, la puzza proveniente dalla discarica, causa di forti disagi e delle proteste degli ultimi mesi, polizia e carabinieri si schieravano in assetto antisommossa. Un cordone umano si formava alle 2.30 proprio all’altezza della pianta d’ulivo, il totem della protesta al centro della rotonda divenuta simbolo della lotta anti discarica.
Un centinaio di uomini in assetto antisommossa e tre blindati a sorvegliare la piazza. Di fronte a loro i gruppi dei manifestanti, soprattutto donne. Dopo quasi un’ora l’arrivo dei primi cinque camion, protetti dallo schieramento formato sulla rotonda, preceduti e seguiti da diverse auto delle forze dell’ordine. Poi alle 4 altri sette camion. Il via libera avviene anche dal lato di Terzigno, dalla località Il Rifugio. Poco dopo le 7 sono 31 che hanno completato gli sversamenti, qualche altro mezzo è in attesa di scaricare i rifiuti.
La reazione? Molta rabbia, urla, fischi, soprattutto applausi polemici. Chi è qui è convinto che quella discarica non vada riaperta, ”la puzza e i dati sull’inquinamento delle falde sono il segnale che il sito è un pericolo”, dicono i portavoce dei manifestanti. Un gruppo di donne canta l’Inno di Mameli. Una mamma vulcanica mostra ai poliziotti dei fogli con l’elenco delle targhe dei mezzi autorizzati a sversare. In base all’accordo sottoscritto tra il premier Berlusconi e i sindaci, possono accedere alla discarica Sari solo i 18 comuni dell’area vesuviana.
”Non è possibile controllare – dicono altri manifestanti che hanno trascorso la notte al presidio – se i camion passano davanti a noi a 80 all’ora. Noi vogliamo il rispetto delle leggi. Questa notte è andata così, dalla prossima dobbiamo fermare i camion per controllare”.