ROMA – Rigopiano. Soccorsi 2 ore 30 dopo la prima chiamata: equivoci e caos in sala operativa. “Ci saranno modi e tempi per chiarire tutto. L’importante è avere la coscienza a posto, e io ce l’ho. Tutto il resto, le polemiche di questi giorni, non m’interessa”. Risponde così, in un colloquio con Repubblica la funzionaria della questura che mercoledì 18 prese la telefonata Quintino Marcella di allarme su Rigopiano e non credette alla versione comunicatale e anzi pensò fosse una “bufala” (testuale).
Il quotidiano non cita però il nome della donna, e riferisce che ieri è stata ascoltata in questura. “Mercoledì ero appena rientrata in ufficio da una malattia. Prima è scoppiata l’emergenza neve, poi quella del sisma. C’era bisogno di gente nell’unità di crisi e ho dato la mia disponibilità”. “Il mio compito – precisa – era rispondere alle chiamate dall’esterno”. Anche quella dell’amico di Gianpiero Parete, Marcella. “Non devo dare spiegazioni a lei… – risponde al giornalista -. Nella sala operativa eravamo in tanti, non c’ero solo io”.
Dal primo allarme passano 2 ore e mezza. La deposizione di Ida De Cesaris, la vice-prefetto, conferma il gran caos in Prefettura, il fatto che la funzionaria scettica stesse condividendo informazioni e linea di condotta con tutta la sala operativa. Fra l’altro lei non era preparata per il contatto con il pubblico avendo competenze e ruolo di tipo amministrativo finanziario. E’ stata reclutata in corsa per gestire l’emergenza. Fatto sta che la prima telefonata di Parente è delle 17 e 09 : due ore e mezza prima che la Prefettura creda all’informazione e faccia scattare i soccorsi: al momento in Prefettura sono abbastanza certi che a crollare sia stata solo una stalla.
La sequenza di equivoci. Solo alle 17 e 40 un funzionario ricorda di avere il numero di cellulare del direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso: era venuto la mattina a Pescara per chiedere lumi sulla chiusura della strada. Alle 15 e 44 aveva mandato una mail chiedendo l’evacuazione del posto ma quando viene ricontattato non può confermare il crollo, in qualche modo avallando le sicurezze in Prefettura. Marco Imarisio sul Corriere della Sera ricostruisce la drammatica sequenza dei contatti per stabilire, in ritardo, cosa sia successo a Rigopiano.
Nessuno gli chiede quando, l’ora precisa dell’ultimo contatto con il Rigopiano. Il povero Parete riesce finalmente a contattare Quintino Marcella alle 18.03. L’amico e datore di lavoro contatta nell’ordine il 112, il 118 e infine il 113, che lo ascolta e lo mette in contatto con la sala operativa. La conversazione con la funzionaria dura pochi minuti. Il ristoratore di Silvi Marina vacilla quando l’improvvisata operatrice gli fa balenare l’ipotesi che si tratti di uno scherzo fatto con il telefono dell’amico, ma a sua insaputa. Capisce comunque di non essere stato creduto. Ripete lo stesso giro di telefonate per due volte. Fino a quando un operatore del 113 si convince e gli chiede il numero di Parete, per contattarlo direttamente. Alle 19.40 chiama di persona la sala operativa della Prefettura. «Guardate che sembra seria, ma davvero…». (Marco Imarisio, Corriere della Sera)