FARINDOLA (PESCARA) – La valanga che il 18 gennaio scorso ha travolto l‘Hotel Rigopiano di Farindola, in Abruzzo, uccidendo 29 persone, era “scientificamente prevedibile e i suoi disastrosi effetti erano totalmente evitabili, solo se la Regione Abruzzo avesse fatto la Carta di Localizzazione dei Pericoli da Valanga, la Clpv che era obbligatoria dal 1992″: l’accusa arriva da Cristiana Valentini, avvocato del sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta.
L’avvocato ne ha parlato illustrando, in una conferenza stampa, le risultanze di un’indagine difensiva preventiva eseguita da un pool di tecnici e legali incaricati dal comune per “accertare la verità sulla tragedia di Rigopiano”.
Poco prima il sindaco Lacchetta, aprendo la conferenza stampa in Comune, aveva detto: “Il nostro pensiero è ancora per le vittime”.
L’INCHIESTA – In questi giorni polizia, carabinieri e carabinieri forestali stanno terminando il lavoro preparatorio per l’inchiesta sulla valanga, mentre la Procura di Pescara, che indaga per disastro e omicidio colposo, ha disposto le perizie e con l’aiuto dei Ris che sono tornati sul luogo della tragedia per misurazioni più adeguate con strumenti laser.
Carabinieri e corpo dei carabinieri forestali sono occupati di acquisire la parte relativa alle responsabilità eventuali del prima dell’evento, ossia ”chi non avrebbe fatto quello che era di sua competenza”, i nessi di causalità tra omissioni e morti, la ricostruzione tecnica legale delle morti, i momenti preparatori e le fasi successive all’allarme e l’ allerta soccorsi.
La polizia ha acquisito tutta la parte relativa alla gestione dei numeri telefonici d’emergenza, dalla centrale della Prefettura al 118 e tutta la normativa relativa, oltre ad aver ascoltato alcuni testimoni, quali il datore di lavoro del sopravvissuto Giampiero Parete, Quintino Marcella che, raccogliendo l’sos del suo dipendente, per primo ha lanciato l’ allarme, in un primo momento non raccolto, e il direttore dell’ hotel Bruno Di Tommaso. Questa prima fase verrà conclusa entro la fine del mese di febbraio, ma secondo quanto trapela a palazzo di giustizia ”non c’è fretta, ma solo la necessità di svolgere per bene tutte le indagini”.