La rivolta di Lampedusa: moli presidiati per impedire sbarchi, emergenza acqua. E Gheddafi fa paura

PALERMO – Lampedusa scoppia e dopo giorni di sbarchi incessanti tira aria di rivolta. Nel pomeriggio di venerdì, infatti, qualche centinaio di isolani ha iniziato a “pattugliare” i moli per impedire nuovi sbarchi. Il clima è teso: gli abitanti chiedono l’immediato avvio della procedura di spostamento dei migranti in altri centri di accoglienza. Non solo: il sindaco Bernardino De Rubeis lancia l’allarme acqua: le scorte sono ai minimi e basteranno solo per stasera. Infine Gheddafi: l’escalation di tensione preoccupa l’isola, che con le intemperanze del rais ha avuto a che fare nel 1986.

Moli presidiati. Un centinaio di cittadini di Lampedusa ha raggiunto il molo Favaloro e tenta di impedire l’attracco di una motovedetta della Capitaneria di Porto con 116 migranti a bordo, soccorsi a largo dell’Isola. Secondo alcune testimonianze, ogni volta che la motovedetta tenta di avvicinarsi i manifestanti minacciano di buttarsi in acqua.

Sul molo ci sarebbe anche l’ex assessore comunale di Lampedusa, il generale Antonio Pappalardo, che ieri aveva tenuto un comizio in piazza dicendosi contrario alla permanenza nell’Isola dei migranti, che ormai sono circa tremila.

Quando sul molo si è sparsa la voce che la motovedetta potesse attraccare al molo alternativo di Cala Pisana, un gruppo di cittadini si è diretto in macchina verso la zona per bloccare l’eventuale attracco anche lì. La situazione nell’Isola si sta facendo difficile, anche in considerazione del fatto che altri barconi sono stati avvistati nel Canale di Sicilia e nelle prossime ore arriveranno a Lampedusa.

Ad alimentare la situazione contribuisce anche l’emergenza acqua, dopo che il sindaco Bernardino De Rubeis ha lanciato l’allarme nel pomeriggio di venerdì: ”Abbiamo acqua a sufficienza solo fino a stasera e mancherà anche per i residenti, non solo per i migranti” ha detto De Rubeis che spiega:  ”La nave che porta i rifornimenti – ha spiegato – non è potuta arrivare per le condizioni del mare, quindi l’acqua sta finendo e siamo costretti a usare il dissalatore. I pozzi artesiani non sono in grado di coprire tutte le esigenze. Per questo continuo a chiedere che vengano effettuati subito trasferimenti delle persone nel Centro d’accoglienza, che ormai sono intorno a 3.000, ma rischiano di diventare 5.000, visto che sono in corso altri arrivi e domani è prevista bonaccia”.

Le preoccupazioni del primo cittadino di Lampedusa non finiscono qua. Gli eventi delle ultime 24 ore fanno correre il pensiero di De Rubeis al leader libico Gheddafi e quella sua tendenza a lanciare qualche missile (proprio verso Lampedusa) con eccessiva facilità.

”Il Governo nazionale – aggiunge De Rubeis – sia prudente con le parole nei confronti del dittatore Gheddafi, perché noi l’esperienza di un missile lanciato verso Lampedusa l’abbiamo già avuta”. Il sindaco ricorda quando, il 15 aprile 1986, due missili Scud libici furono lanciati contro la base statunitense Loran sull’isola dopo il bombardamento della Libia da parte degli Usa che con l’operazione ”Eldorado canyon” volevano eliminare il colonnello.

”Non vorrei – aggiunge – si facessero proclami nazionali e a essere bombardati fossimo noi o Pantelleria, che siamo i piu’ vicini alla Libia, e non certo Roma. Chiedo quindi una linea moderata per rispetto nei nostri confronti”. D’altra parte il sindaco esprime fiducia nella Forze armate, che ”auspichiamo ci proteggano”.

[gmap]

Published by
Maria Elena Perrero