PISA – Roberta Ragusa, il mistero di una tomba senza lapide, forse di una bara spostata, al cimitero di Orzignano. Un piccolo cimitero, spesso incustodito, poco distante dal boschetto dove, secondo recenti e coraggiose testimonianze, la donna potrebbe essere morta. E un sms. Un messaggio arrivato al giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Peronaci, che con grande dedizione segue ogni sviluppo del caso. Su Facebook Peronaci scrive:
Roberta, il giallo assume contorni sempre più inquietanti. Dopo le manovre sospette nel boschetto dietro la stazione di San Giuliano, il misterioso incendio del marzo 2012 e le minacce a una donna che aveva osato chiedere spiegazioni (“Attenta, stai zitta, o farai la figura della Ragusa!”) – tutti elementi emersi grazie alle coraggiose testimonianze della vigilessa S. e della volontaria della protezione civile C. – l’attenzione si sposta sul vicinissimo cimitero di Orzignano. Qui gli elementi dell’enigma, affrontati di striscio nella prima fase delle indagini ma ora interpretabili in una luce diversa, sono tre: una tomba senza lapide, nome e vaso di fiori; una defunta spostata, forse approfittando dell’assenza di parenti; e strani movimenti nei locali comuni, dove furono notati sacchi di cemento. Il nuovo spunto investigativo si fonda su due fotografie scattate all’interno del camposanto, una delle quali (a me trasmessa da persona affidabile) ritrae una tomba posta in alto, priva di marmo frontale, con un cognome e nome diffusi in Toscana, scritti con un graffito: Vanni Emilia.
Perché tanta sciatteria? La lapide era forse caduta? Oppure erano intervenute manomissioni? Tali stranezze erano state notate da qualche collega giornalista, vagliate e accantonate dagli investigatori nella prima fase dell’inchiesta, quando ancora non era emerso che a poche centinaia di metri, nel boschetto, appunto, potesse essere successo qualcosa di grave. Adesso che i riflettori si sono riaccesi, però, una luce sinistra torna a illuminare quella parete di loculi di un cimitero di campagna, spesso incustodito. La giustificazione dell’epoca – “è stata l’erosione dell’acqua a far cadere la lapide” – sembra infatti non tenere più tanto, considerato che le tombe a fianco sono tutte intatte. Soltanto oggi si viene a sapere, inoltre, che nei locali dei bagni furono avvistati sacchi di cemento a presa rapida e attrezzi, come se fossero in corso lavori di estumulazione. E, soprattutto, viene alla luce un particolare inedito, ancora una volta grazie a una donna coraggiosa, interessata al ristabilimento della verità in questa Italia scossa dai femminicidi: la povera Vanni Emilia, stando al ricordo dell’ulteriore testimone, “in un primo momento era sepolta vicino al suocero, in un’altra ala del cimitero”, e quindi un dubbio si insinua, un cattivo pensiero turba i sonni di molti, dalle parti di Gello e San Giuliano, “non è che la defunta è finita in una fossa comune e che quel nome e cognome scritto in modo grezzo, su in alto, all’ultimo riquadro, nascondano qualcos’altro, una verità terribile?” Grazie dell’attenzione Fabrizio Ps come sempre un pensiero va ai figli di Roberta, ai quali vorrei dire: fare luce sulla scomparsa della loro mamma significa onorarne la memoria
Nel cuore della notte, all’1.20, un improvviso lampeggiare del display sul telefonino mi ha portato una segnalazione da cardiopalma: “Ci sei quasi – diceva il messaggio di una persona ben informata – la pista del cimitero chiude il cerchio. Quella Vanni Emilia non ha parenti, guarda caso. E, guarda caso, è un nome molto comune in Toscana”. La stessa persona, evidentemente bene informata, ha aggiunto sibillina: “Tutti i tasselli si stanno collocando al loro posto, ti ringrazio molto. E’ da quattro anni che speravo di dare giustizia alla sventurata Roberta”. “Sai qualcosa in più?”, le ho chiesto. E lei: “Si’, molto. Ad esempio, ciò che il marito della vittima disse, secondo un testimone diretto, in un viaggio in traghetto verso l’isola d’Elba”. L’ho interrotta: “Si riferiva al cimitero di Orzignano?” “Certo, il punto centrale dell’enigma e’ li’ “. “Grazie – le ho risposto, congedandomi – oltre questo punto un giornalista non può andare. Vedrai che domani stesso sarà un magistrato a contattarti”. Buonanotte. Ciao. E un abbraccio a nome di tanti, per Roberta.