ROMA – Roberto Grilli. 500 kg coca sequestrati allo skipper: così partì Mafia Capitale. Fu l’eccezionale sequestro di mezza tonnellata di cocaina purissima a largo delle coste della Sardegna a settembre 2011 a dare il via all’inchiesta “Mondo di mezzo” e allo scandalo Mafia Capitale.
Sulla barca dello skipper Roberto Grilli, finita in avaria durante il trasporto del carico, la Guardia di Finanza scoprì 477 pacchetti sigillati di cocaina che, una volta venduta al dettaglio avrebbe fruttato 200 milioni di euro. Ad aprile del 2012 Grilli inizia a parlare con il pubblico ministero Giuseppe Cascini, dopi che i magistrati sardi avevano trasferito per competenza gli atti a Roma.
«Noi prendevamo in giro Riccardo (Brugia ndr) gli dicevamo sempre: “con tutti i soldi che avete fatto”… perché nell’ambiente, adesso non lo so se è una vox populi, comunque da quello che mi ricordo io si diceva che con i soldi che avevano fatto a Piazzale Clodio delle cassette di sicurezza se ne parlava. Gli ho detto: “State a posto, potete fa’ la guerra alla Germania”. Cose così, però si scherzava sul fatto che insomma gli dicevo sempre: “Se c’avessi i soldi tuoi altro che viaggi, i viaggi li facevo e ci restavo pure”. Insomma le battute erano queste».
E’ sempre Grilli a indicare ai magistrati i ruoli dei componenti dell’organizzazione. A cominciare da Matteo Calvio, «Uno dei satelliti che ruotano intorno ai contanti che vengono prodotti dal distributore di benzina di Corso Francia». Mentre di Marco Iannilli, già indagato per Fastweb e Finmeccanica, dice che sarebbe stato lui a occuparsi di trasportare materialmente all’estero denaro contante da far poi versare in conti criptati. Spiega lo skipper: «Se do io un milione di euro a Iannilli, può darsi, non lo so, tendo a escluderlo, ma che Iannilli mi sòli. Invece penso che prima di solàre Carminati, magari Iannilli, ci ragioni qualche attimo di più». (Cristiana Mangani, Il Messaggero)
Il presunto capo della cupola, Massimo Carminati, almeno stando alle intercettazioni, si fa un punto d’onore invece a non essere associato al traffico di stupefacenti. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Lirio Abbate su L’Espresso, Carminati sfoga al telefono la sua rabbia, fino a minacciare Abbate (che in effetti in seguito ha subito diverse intimidazioni).
“Finchè mi dicono che sono il re di Roma mi sta pure bene, come l’imperatore Adriano … però sugli stupefacenti non transigo, lunedì voglio andare a parlare col Procuratore Capo e dirgli: se sono il capo degli stupefacenti a Roma mi devi arrestare immediatamente”. E’ il 7 dicembre 2012 e Massimo Carminati intercettato mostra il suo disappunto dopo la lettura dell’inchiesta sull’Espresso a firma Lirio Abbate che lo descrive, si legge nelle carte dell’inchiesta, “come soggetto dedito al traffico di stupefacenti”.
Carminati è furioso e al telefono fa esplicite minacce al giornalista: “non so chi c… è questo Abbate, questo infame pezzo di m…finchè mi accusano di omicidi … ma la droga no…come trovo il giornalista gli fratturo la faccia…tanto sarà scortato così gli aumentano pure la scorta”.