Dalla miseria delle baracche al lusso della Scala. Non è il copione di una commedia a lieto fine, ma quanto accadrà a 80 tra rom romeni e immigrati senza permesso di soggiorno ospiti della Casa della Carità di Milano, il centro d’accoglienza guidato da don Virginio Colmegna. Al posto di pellicce e abiti da sera, mercoledì prossimo il tempio della lirica lombarda accoglierà gli abitanti della casa di via Brambilla, a Crescenzago, dove è in programma la prova aperta della Filarmonica con un direttore di fama mondiale, l’israeliano Daniel Barenboim.
L’iniziativa, sostenuta dalla fondazione Unidea di Unicredit fa parte della rassegna “La Filarmonica della Scala incontra la città”, che prevede una serie di concerti a sostegno di organizzazioni non profit. Il ricavato della serata sarà infatti devoluto alla fondazione di Colmegna e agli abitanti della Casa della Carità.
Ma quasi più della raccolta fondi, è la presenza dei rom e degli immigrati alla Scala ad interessare i responsabili del centro di accoglienza. «È un evento straordinario – spiega don Massimo Mapelli, direttore operativo della Casa della Carità -. Portare alla Scala i nostri ospiti significa fare un mix fra l’eccellenza ambrosiana con le storie di persone per le quali sembra che il successo sia precluso. Per noi invece queste donne e questi uomini sono portatori di storie e di competenze che meritano cittadinanza».
Una questione di cittadinanza e di diritti, un riconoscimento, seppur indiretto, della non-invisibilità di quelli che nella vita di tutti i giorni sono considerati gli ultimi. «Portarli alla Scala significa riconoscere il loro diritto di vivere in questa città e di recuperare la dimensione profonda delle loro esperienze, nonostante tutte le traversie delle loro vite». Il programma della serata prevede l’esibizione di Guy Braunstein al violino e gli interventi del maestro Barenboim nel corso della prova durante la quale verranno eseguiti brani di Brahms e di Ravel.